Silvio Berlusconi ha avuto una vita intensa, a volte discutibile ma ricca di spunti interessanti. Vediamo come la Riforma delle Pensioni ha preso vita durante i suoi Governi.
Ieri 12 giugno 2023 è morto Silvio Berlusconi, personaggio controverso del nostro panorama politico ma anche imprenditore capace.
Quattro volte Presidente del Consiglio, imprenditore di successo, fondatore di Mediaset, Presidente del Milan negli anni d’oro dal 1986 al 2017, questo era Silvio Berlusconi. Naturalmente il suo viaggio da protagonista ha avuto alti e bassi ma è innegabile come il suo ruolo sia stato rilevante per la nostra nazione, nel bene e nel male.
E ora la sua morte segnerà un altro spartiacque tra un prima e dopo. Prima con le idee vincenti del Cavaliere – da Milano 2 alla rete Mediaset – e un dopo quando si potranno solo riesumare vecchi progetti inseriti da Berlusconi nel suoi programmi politici. Come la Riforma delle Pensioni che ha preso vita durante i suoi quattro Governi. Berlusconi ha introdotto molte novità e cambiato la previdenza sociale della nostra nazione. Riusciva a idealizzare l’Italia del futuro come tutti noi la vorremmo. Con pensioni garantite a tutti, un alto tasso d’occupazione, una società competitiva, equa e con elevata scolarizzazione.
La Riforma delle Pensioni di Silvio Berlusconi, inizia l’attenzione sul sistema previdenziale
Quando Silvio Berlusconi era Presidente del Consiglio è cresciuta l’attenzione verso il sistema previdenziale. Cominciò a diffondersi la necessità di prendere in considerazione l’aumento della durata della vita media della popolazione e del conseguente invecchiamento della nazione. Più pensionati ci saranno più risorse serviranno ma se non ci sono lavoratori il sistema è destinato all’implosione. Questo Berlusconi lo aveva intuito.
I requisiti anagrafici e contributivi sono aumentati negli anni fino a 57 anni di età con 35 di contributi o 39 anni di contributi senza limiti di età (siamo nel 2007). E furono introdotti incentivi per chi rimaneva a lavoro oltre l’età limite con un aumento della retribuzione del 32,7% esentasse.
Pian piano l’età si è alzata ulteriormente arrivando a 65 anni per gli uomini e 60 per le donne. Contemporaneamente c’era la possibilità di uscire con quota 96 o la pensione anticipata ordinaria con 40 anni di contributi.
Oggi si attende una nuova Riforma delle Pensioni con adeguamento alla situazione attuale del lavoratori e del sistema pensionistico. Sarà compito del Governo Meloni trovare i compromessi che possano accontentare sia i cittadini e le loro esigenze di flessibilità e assegno più alto sia le casse dello Stato che non hanno molte risorse a disposizione.