In alcuni casi si possiede una vera e propria mania per la pulizia anche chiaramente non essendone consapevoli.
Cosa succede quando il desiderio, per esempio, di avere casa pulita, diviene qualcosa di molto più ficcante, molto più prepotente dentro di noi? Succede che allora quello che pensiamo desiderio in realtà è ben altro, ci avviciniamo in qualche modo alla mania, all’ossessione. Vedere tutto brillare è l’immagine che si presenta e ripresenta nella nostra mente e daremo qualsiasi cosa purché tale immagine possa in qualche modo concretizzarsi.
Il concetto di pulizia in casa a questo punto può diventare qualcosa di molto relativo, qualcosa che insomma può variare di persona in persona. Chi considera casa pulita avendo nella mente specifici standard e chi invece pensa di non aver mai casa pulita, ma proprio mai.
Immaginando poi, spesso, la presenza di bimbi piccoli in casa, c’è chi si ostina a immaginare la propria casa come il più lurido dei porcili. Chiaramente nella maggior parte dei casi si esagera, anche se con i bambini, si sa, è difficile, davvero difficile tenere pulito.
In molti casi, quindi, la necessità , il dovere in qualche modo di mantenere pulita la casa si trasforma in ben altro. Si può parlare tranquillamente di ossessione, senza alcun dubbio. Qualcosa che va storto rispetto al pensiero prefissato significa il massimo della tragedia, in sintesi.
Chi è ossessionato controlla ogni minimo evento, ogni situazione, ogni ipotetica azione di chi è in casa in quel momento, azione che chiaramente, in ogni caso va corretta all’istante per non rischiare l’incidente diplomatico, per dirla in questo modo.
Mania per la pulizia, quando il tutto si fa ossessione: l’esperta risponde
In questo caso a rispondere, a descrivere quelle che sono le tipiche ossessioni di chi in qualche modo è vittima di tali atteggiamenti è la Dott.ssa Stefania Zappulla – Psicologa, Specialista in Clinica Psicoanalitica: “Per capire se siamo di fronte a un disturbo clinico vero e proprio oppure no, occorre valutare diversi fattori che includono principalmente il grado di disagio dell’individuo, la compromissione del comportamento e quella delle relazioni sociali. Nei casi patologici, il pensiero per l’ordine non è vissuto come piacevole e volontario, ma intrusivo e indesiderato e causa ansia e un disagio marcato. La conseguenza del pensiero ossessivo è il comportamento compulsivo che obbliga la persona a compiere azioni in risposta all’ossessione, cioè, nel caso specifico, a mettere ordine“.
Secondo la Dottoressa Zappulla, inoltre: “Per chi è vittima di quest’ossessione, l’ordine risulta l’unico mezzo per poter tenere sotto controllo la propria vita, gli altri, le proprie emozioni. Così, oggetti e luoghi, magari già sistemati in precedenza da qualcun altro, vengono disposti secondo un personalissimo e rigido schema, e anche il minimo indizio di disordine manda talmente in crisi da far scattare un’ansia tale da obbligare (letteralmente) chi la prova a ricominciare a mettere tutto a posto“.
Chi è vittima di tali “disturbi”, deve essere accompagnata con estrema cautela, per cosi dire, verso una sorta di consapevolezza. Far comprendere che il tutto può recar danno anche a tutto il resto dei componenti della famiglia. Un problema insomma da superare velocemente per il bene di tutti.