Il congedo non retribuito vale ai fini dell’anzianità contributiva per il diritto alla pensione? La misura viene utilizzata da molti lavoratori.
Il congedo non retribuito è un’agevolazione a cui hanno diritto i lavoratori dipendenti, in caso di gravi motivi legati a situazioni personali, relative a se stessi oppure a parenti e affini entro il terzo grado, anche non conviventi.
I gravi motivi personali che permettono la concessione del beneficio riguardano la salute, l’assistenza di soggetti disabili gravi, situazioni di disagio personale del lavoratore. Rientrano tra i gravi motivi le malattie dell’infanzia dei figli, la cui terapia o riabilitazione prevede il coinvolgimento del genitore.
È, infine, un grave motivo che giustifica il congedo non retribuito il decesso di un parente entro il secondo grado oppure dell’unito civilmente, qualora il dipendente non possa beneficiare del permesso retribuito.
Tale tipologia di permesso potrebbe, tuttavia, avere degli effetti anche sulla pensione. Viene calcolata ai fini del raggiungimento dell’anzianità contributiva? Vediamo cosa prevede la normativa.
Congedo non retribuito: come viene calcolato?
La durata del congedo non retribuito per gravi motivi non può essere superiore a 2 anni, nell’arco dell’intera vita lavorativa del dipendente. Tale periodo, tuttavia, può essere fruito sia in maniera continuativa sia frazionata.
L’ammontare dei giorni disponibili viene calcolato in base al calendario, includendo anche le domeniche e le festività. Di conseguenza, si hanno a disposizione 730 giorni complessivi in 24 mesi.
Se il congedo viene utilizzato in modo frazionato, ciascuna frazione minore di un mese viene sommata alle altre, fino a raggiungere la soglia dei 30 giorni.
Alla fine del contratto, il datore di lavoro deve consegnare al dipendente la certificazione della fruizione del congedo non retribuito.
La normativa, inoltre, prevede dei limiti all’uso della misura. In particolare, è vietato svolgere qualsiasi attività lavorativa contemporaneamente al congedo.
Ma esiste anche un altro limite, relativo all’anzianità contributiva per la pensione.
Aspettativa dal lavoro e pensione: quali conseguenze sul requisito contributivo?
Il congedo non retribuito non è valido per la determinazione della misura dell’assegno pensionistico. Ma ha delle conseguenze per la maturazione del diritto alla pensione?
La risposta non è univoca, ma varia a seconda della tipologia di permesso. Ad esempio, il congedo parentale, nei mesi per i quali non prevede la retribuzione, da comunque diritto all’accredito della contribuzione figurativa, che è utile ai fini sia della misura sia del diritto della prestazione pensionistica.
Allo stesso modo, il congedo straordinario biennale, previsto dal Decreto legislativo n. 151/2021, prevede il versamento dei contributi figurativi e di un’indennità.
Il discorso, invece, è differente nel caso in cui il lavoratore chieda un’aspettativa. In questa ipotesi, infatti, la legge non prevede né la retribuzione né il riconoscimento della contribuzione figurativa. Di conseguenza, il periodo di assenza dal lavoro non è valido né per il diritto né per la misura della pensione.
Se, quindi, bisogna richiedere un periodo di congedo, la prima cosa da fare è controllare di che tipo di permesso si tratta e capire se prevede i contributi figurativi. In caso contrario, bisogna trovare soluzioni alternative, per non perdere l’anno. Il dipendente, ad esempio, potrebbe riscattare o versare autonomamente i contributi mancanti.