Chi non ha i requisiti per la pensione di reversibilità può contare su altre prestazioni ed ottenere diversi benefici.
Se un lavoratore o un pensionato muore, ai familiari superstiti spetta la pensione indiretta oppure la pensione di reversibilità.
Ma cosa succedere se mancano le condizioni per il riconoscimento di quest’ultima misura?
In tali casi, lo Stato riconosce un’indennità, il cui ammontare varia in base alla circostanza che il lavoratore fosse iscritto all’assicurazione INPS prima o dopo il 1° gennaio 1996.
Analizziamo la normativa e scopriamo in cosa si differenziano le due situazioni.
Indennità per morte: in cosa consiste la misura che sostituisce la pensione di reversibilità?
I familiari di un lavoratore deceduto che era assicurato all’INPS prima del 1996 e che non aveva ancora raggiunto i requisiti per l’accesso alla pensione, hanno diritto all‘indennità per morte.
In pratica, la prestazione è riservata ai superstiti dei lavoratori assoggettati al sistema retributivo o misto di calcolo dell’assegno pensionistico.
Per la concessione dell’indennità, tuttavia, è richiesto il possesso d parte del pensionato di almeno 52 contributi settimanali (corrispondenti a un anno) nei 5 anni antecedenti il decesso.
L’indennità spetta soltanto al coniuge e, in mancanza di questi, ai figli.
La richiesta per beneficiare della prestazione va presentata entro 12 mesi dalla data del decesso. Se non si rispetta tale termine, si perde il diritto all’indennità per morte.
Indennità una tantum: una straordinaria opportunità per chi non può accedere alla reversibilità
I familiari superstiti di un lavoratore assicurato all’INPS dal 1° gennaio 1996, invece, possono ottenere la cd. indennità una tantum.
Il beneficio, tuttavia, spetta solo se i superstiti non percepiscono la pensione indiretta, rendite per infortunio sul lavoro oppure indennità per malattia professionale.
La Legge, inoltre, prescrive che, al momento della morte del lavoratore, i parenti avessero i requisiti reddituali richiesti per l’Assegno sociale. Nello specifico, 5.983,64 euro di reddito personale e 11.967,28 euro di reddito da coniugato.
La cifra dell’indennità una tantum sostitutiva della pensione di reversibilità è pari all’importo mensile dell’Assegno sociale, moltiplicato per il numero di anni di contribuzione posseduta.
Quali soggetti possono usufruire dell’indennità una tantum?
L’indennità una tantum è suddivisa tra i familiari superstiti sulla base degli stessi principi sanciti per la pensione di reversibilità.
Di conseguenza, il beneficio spetta a:
- il coniuge o alla parte dell’unione civile;
- i figli minorenni oppure di qualsiasi età se inabili al lavoro e a carico del genitore deceduto;
- i genitori, in mancanza di coniuge e figli;
- i fratelli celibi e le sorelle nubili, se mancano anche i genitori.
L’ammontare dell’indennità una tantum è corrisposto in base alle seguenti regole:
- corrisponde alla cifra mensile dell’Assegno sociale alla data della morte dell’assicurato, moltiplicata per il numero degli anni di contributi posseduti;
è calcolato in maniera proporzionale alle settimane di contributi, per i periodi inferiori ad un anno; - è suddiviso tra gli aventi diritto sulla base dei principi vigenti per la pensione ai superstiti.
La richiesta per il riconoscimento dell’indennità una tantum deve essere inviata dai superstiti.
A differenza dell’indennità per morte, però, si dispone di 10 anni di tempo.