La Peste Suina in Italia è purtroppo una realtà e gli esperti stanno lanciando un allarme: a rischio c’è tutta la filiera legata alle carni di questi animali.
La malattia che colpisce maiali d’allevamento e cinghiali non si trasmette all’uomo ma è in grado di compromettere il comparto zootecnico, con tutte le ripercussioni economiche che possiamo immaginare.
La peste suina si trasmette tra gli animali per contatto diretto o indiretto, ovvero tramite gli escrementi o il contatto con oggetti/cibo contaminati. Va detto, però, che anche nelle carni lavorate (come i salumi) il virus rimane attivo ed è un veicolo di trasmissione.
I rischi sono in aumento anche a causa di alcuni comportamenti scorretti, come ad esempio la diffusione (volontaria e consapevole) di carni infette e dello smaltimento illegale delle carcasse di animali malati.
Da quando ha cominciato a diffondersi anche in Italia, la peste suina ha già infettato numerosi capi selvatici e di allevamento in Piemonte, Liguria e Lazio, e oggi è arrivata la notizia anche dalla Regione Lombardia. Ecco cos’è successo.
Peste Suina in Italia colpisce sempre più Regioni, l’ultimo allarme arriva dalla Lombardia
Gli esperti tentano da tempo di avvertire dei pericoli dell’espansione della peste suina. In questi giorni a Pavia è stata trovata una carcassa di cinghiale che poi a seguito di esami è risultata infetta dalla malattia.
Chi si occupa del comparto della suinicoltura è altamente preoccupato delle conseguenze di un mancato contenimento della circolazione della malattia.
Questo per ovvie ragioni: il rischio è che poi si debba abbattere milioni di capi di bestiame, con danni immensi all’economia.
Nel nostro Paese, intorno al comparto dell’allevamento e lavorazione delle carni suine sono impiegati più di 70 mila persone e i fatturati annuali delle aziende arrivano a sfiorare 11 miliardi di euro, grazie ai marchi DOP e IGP dei vari prodotti alimentari.
Il presidente di Cia Lombardia, Paolo Maccazzola, è preoccupato anche della difficoltà a gestire un coordinamento con le guardie forestali e i cacciatori che, col loro lavoro, contribuiscono a mantenere forte l’anello sanitario.
Il problema è che servono azioni più mirate e abbattimenti in tempi rapidi non appena si verificano e accertano casi di infezione.
l presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini, aggiunge che ormai da troppo tempo le richieste sono inascoltate. Serve un’azione concreta da parte del Governo, che dovrebbe modificare/ampliare le attuali normative inerenti la caccia ai cinghiali e i piani di abbattimento.
La speranza è che chi di dovere si occupi di contenere l’avanzata della peste suina, per evitare ulteriori danni ad un’economia – quella italiana – già vessata da molteplici altre criticità.