La Corte Costituzionale ha emesso una nuova sentenza sulla questione del pagamento del Tfs differito per i dipendenti pubblici.
Anni di attesa prima di ricevere il Trattamento di Fine Servizio. I tempi si ridurranno dopo la sentenza?
Il Trattamento di Fine Servizio è la somma spettante ai lavoratori dipendenti nel momento in cui cessa il rapporto di lavoro. Può avvenire per licenziamento, dimissioni, pensionamento, non importa. Il dipendente dovrà ricevere una certa somma in base agli anni di lavoro svolti. I privati attendono circa un anno per l’accredito della liquidazione. I lavoratori del settore pubblico, invece, hanno tempi di attesa lunghissimi. Fino a cinque o sette anni per ricevere i propri soldi.
Questo differimento ha scatenato l’ira dei cittadini tanto da far arrivare la questione in Tribunale. Al centro del dibattito la possibile incostituzionalità delle direttive che fanno slittare a lungo la liquidazione. Tali direttive risalgono al 2011, anno in cui era stata introdotta la misura per salvare l’Italia dallo Spread. Da allora vari ricorsi in Tribunale si sono succeduti senza successo. Ora è arrivata l’ultima sentenza della Corte di Cassazione, forse quella più attesa dai dipendenti pubblici che vogliono una volte per tutte riacquisire il diritto di una erogazione in tempi brevi.
Tfs e differimento del pagamento: cosa stabilisce la sentenza della Corte di Cassazione
La Corte di Cassazione ha stabilità che il pagamento in ritardo del Tfs ai dipendente pubblici è illegittimo. La liquidazione differita contrasta con il principio costituzionale della giusta retribuzione. Questo fa riferimento sia alla congruità dell’ammontare corrisposto sia alla tempestività dell’erogazione dei soldi del lavoratore.
Significa, dunque, che le attuali direttive viola un diritto del lavoratore stesso. Con la sentenza 130/2023, la Corte di Cassazione ha deciso che tenendo conto dell’impatto finanziario legato al superamento del differimento del pagamento del Tfs spetta al legislatore individuare i mezzi e le modalità di attuazione di un intervento volto a riformare l’attuale sistema.
La sentenza stabilisce, dunque, che pur con gradualità in modo tale da contenere l’impatto sui conti INPS il vulnus deve essere risolto. Significa che i lavoratori pubblici dovranno avere i loro soldi il prima possibile senza arrecare troppi danni economici all’Istituto. Il differimento è incostituzionale.
Per quale motivo? Perché il ritardo è in contrasto con l’articolo 36 della Costituzione che sancisce il diritto alla retribuzione proporzionata e dignitosa. Inclusa nella retribuzione anche la liquidazione ossia il Tfs. Questa è una forma di tutela per il cittadino. Se corrisposta in ritardo non può svolgere la sua funzione di sostegno economico in una particolare e più vulnerabile stagione dell’esistenza umana.