Puntiamo i riflettori su Quota 41 perché ci sono interessanti novità che riaccendono le speranze dei lavoratori.
Il confronto tra sindacato e Governo sembra stia proseguendo in direzione Quota 41 per tutti. Ma Quota 103 bis non molla la presa.
Sul tavolo di lavoro la questione “pensioni” rimasta in stand by dal mese di febbraio. I tempi per definire i cambiamenti stanno diventando sempre più stretti. Gli interventi dovranno essere definiti prima della Legge di Bilancio 2024. Ormai si è capito che per una Riforma delle Pensioni completa occorrerà attendere diversi anni ma è bene iniziare fin d’ora a gettare le fondamenta.
I lavoratori sono impazienti dopo tanta attesa e vogliono sapere come potranno andare in pensione. Il numero dei pensionati è destinato ad aumentare sempre più mentre quello degli occupati langue.
Il Centro Studi di Unimpresa ha svolto un’indagine stimando un incremento della spesa delle pensioni di 65 miliardi di euro in pochi anni. Un 22% rispetto al 2022 con un costo totale di 318 miliardi nel 2023 e di 362 miliardi a fine 2026. Come si pagheranno i trattamenti se non ci saranno lavoratori a versare contributi? Ma questa è un’altra questione al vaglio del Governo. Per ora soffermiamoci sul futuro del sistema pensionistico.
Quota 41 per tutti potrebbe esserci ma ad una condizione
Durante il dibattito tra Governo e sindacati è nuovamente spuntata l’ipotesi di Quota 41 per tutti i lavoratori ma accettando l’assegno pensionistico calcolato totalmente su base contributiva. Anche chi ha versato contributi prima del 31 dicembre 1995, dunque, dovrà accettare – se il progetto andasse in porto – il sistema contributivo salutando quello retributivo o misto.
Accade lo stesso con Opzione Donna, la misura dedicata alle lavoratrici. Consente il pensionamento anticipato ma dicendo “sì” al calcolo contributivo. E la stima è di una perdita in termini economici compresa tra il 10 e il 30%.
L’ipotesi per il 2024 è, dunque, permettere ai lavoratori di andare in pensione con 41 anni di contributi senza condizioni anagrafiche da rispettare ma a condizione che accettino un taglio sull’assegno. L’alternativa sarebbe prorogare Quota 103. La misura in scadenza il 31 dicembre 2023 permette il pensionamento a 62 anni di età con 41 anni di contributi. Potrebbe rimanere attiva anche nel 2024 anche se, forse, con qualche cambiamento come portare il requisito anagrafico a 64 anni.
Quota 103 risulta più sostenibile nei costi rispetto Quota 41 sebbene la soluzione del calcolo contributivo aiuterebbe a risparmiare risorse. Sono proprio le risorse a disposizione il problema. Mancano e quelle che si sono serviranno per coprire i costi di altri interventi necessari per sostenere economicamente i cittadini.
Nell’incertezza più totale – e qui concludiamo – c’è anche Opzione Donna. Il dubbio è che il restringimento della platea deciso con la Legge di Bilancio 2023 sia sono preludio di una sparizione della misura. La speranza è che venga sostituita da una scivolo più conveniente per le lavoratrici.