I percettori di pensione di invalidità civile devono sapere cosa accadrà alla misura del momento in cui spegneranno 67 candeline.
Si dirà addio alla prestazione o si trasformerà in un’altra misura? Ecco cosa accade alla pensione di invalidità al compimento dei 67 anni.
La pensione di invalidità civile prevede il pagamento di una somma di denaro fino ai 67 anni. Il riconoscimento come invalido civile si ottiene affrontando un iter e sottoponendosi al giudizio di una commissione medico-legale incaricata. Tale condizione permette di accedere a diverse agevolazioni tra cui l’erogazione di un assegno mensile ma solo fino al compimento dei 67 anni.
Superata questa soglia la prestazione non potrà più essere riconosciuta perché subirà una trasformazione. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione con l’Ordinanza numero 3011 del 2022.
Pensione di invalidità civile, stop a 67 anni: cosa succede
La pensione di invalidità civile si trasforma in pensione o assegno sociale al compimento dei 67 anni del beneficiario. Le misure non possono essere percepite contemporaneamente e dunque una arriva in sostituzione della precedente.
Ricordiamo che non esiste un’unica pensione di invalidità ma diverse forme. La trasformazione riguarda
- la pensione di inabilità civile,
- l’assegno mensile agli invalidi civili,
- la pensione ai sordi titolari di un trattamento non reversibile.
Non diventa assegno sociale, invece, la pensione per i ciechi assoluti né la pensione per ciechi parziali. Queste due misure, infatti, continuano ad essere erogata anche superati i 67 anni di età.
Qualora l’importo della pensione sociale a carico del fondo risulti inferiore rispetto a quello spettante, allora il Ministero dell’Interno procederò con il versamento della differenza a titolo di assegno ad personam.
Ricapitolando, chi compie 67 anni non riceverà più la pensione di invalidità civile bensì la pensione o assegno sociale. Allo stesso modo dopo il compimento di questo limite anagrafico non sarà più possibile inoltrare domanda di pensione di invalidità. Questo perché superati i 67 anni la capacità lavorativa non viene più presa in considerazione (parametro su cui si basa la Commissione per accordare o meno l’invalidità).
Ad essere verificata diventa la capacità di svolgere compiti e funzioni relativi all’età. Ecco perché si potrebbe chiedere anche l’indennità di accompagnamento qualora si avesse difficoltà a deambulare o compiere atti della vita quotidiana in autonomia. In poche parole, occorrerà essere non autosufficiente per avere diritto a questa ulteriore prestazione.
Ma soffermiamoci, ora, sull’assegno sociale. La misura verrà erogata previa domanda e solo se il richiedente soddisferà precisi requisiti reddituali. Nello specifico, nel 2023 l‘importo della prestazione è di 503,27 euro per tredici mensilità con limite di reddito di 6.542,51 euro all’anno (sale a 13.085,02 euro se l’interessato è coniugato).
L’assegno sociale è soggetto a revisione. Significa che ogni anno sarà effettuata una verifica del possesso dei requisiti sanitari ed economici.