La pensione anticipata per invalidità è riservata a specifiche categorie di contribuenti. È davvero conveniente? Ecco cosa dice la legge.
La pensione anticipata per invalidità è una prestazione introdotta dalla Legge Amato del 1992, grazie alla quale i lavoratori invalidi almeno all’80% possono andare in pensione a 61 anni (se uomini) oppure a 56 anni (se donne). Sono richiesti, inoltre, 20 anni di contribuzione.
L’agevolazione, però, è rivolta solo ai lavoratori dipendenti privati iscritti all’Assicurazione Generale Obbligatoria dell’INPS e alle Forme di previdenza sostitutive della stessa. Sono, dunque, esclusi i dipendenti pubblici, i lavoratori autonomi e quelli iscritti alle Gestioni speciali.
Ma a quanto ammonta l’importo della pensione anticipata e in che modo viene calcolata? Scopriamo cosa stabilisce la normativa.
Pensione anticipata per invalidità: la verità sull’importo
La cifra della pensione anticipata per invalidità varia, in base ai contributi posseduti e allo stipendio lordo annuo, dai 400 ai 700 euro netti al mese.
Ai fini del calcolo, si utilizzano gli stessi meccanismi che valgono per gli altri assegni.
Di conseguenza, se i contributi sono stati accreditati a partire dal 1996, si applicherà il sistema contributivo. Se, invece, l’invalido ha contributi sia prima sia dopo il 1996, si utilizzerà il sistema misto.
L’elemento che comporta la variazione più significativa sugli importi è il coefficiente di trasformazione perché a 61 o a 56 anni è decisamente minore rispetto a quello previsto per chi ha 67 anni di età.
Pensione anticipata per invalidità: calcolo con il sistema contributivo
Per comprendere il meccanismo di calcolo della pensione anticipata per invalidità è opportuno fare degli esempi.
Tizio è un dipendente privato, invalido all’80%, ha 20 anni di contribuzione e 61 anni di età. Ha iniziato a versare contributi dopo il 1° gennaio 1996 e, quindi, soggiace al sistema contributivo.
Se percepisce uno stipendio di 25 mila euro lordi all’anno, per calcolare l’ammontare della pensione, si dovrà determinare il montante contributivo, pari al 33% della retribuzione. Esso sarà uguale a 8.250 euro, che, moltiplicati per 20 anni di contributi, farà 165 mila euro.
Sul montante contributivo, infine, va applicato il coefficiente di trasformazione che, a 61 anni è del 4,744%. In totale, dunque, la pensione annua sarà di 7.828 euro, cioè circa 400 euro netti al mese.
Supponiamo, invece, che le stesse condizioni siano possedute da una donna. Per le invalide il coefficiente di trasformazione è ancora più basso, perché pari al 4,270%. A 56 anni, dunque, la contribuente avrebbe diritto ad una pensione lorda annua di 7.045 euro, cioè circa 350 euro netti al mese.
Come si calcola l’assegno con il sistema misto?
Il sistema misto è più favorevole.
Tizio è invalido all’80%, ha 20 anni di contributi, di cui 10 prima e 10 dopo il 1996, 61 anni di età e una retribuzione annua di 25 mila euro.
In questo caso, bisognerà calcolare due quote:
- la prima col sistema retributivo, pari al 20% dello stipendio annuo, dunque 5 mila euro;
- la seconda col sistema contributivo, ricavando il 33% di 25 mila euro (8.250 euro) e moltiplicandolo per i 10 anni di contributi dopo il 1996. Applicando a 82.500 euro il coefficiente di trasformazione del 4,744%, si otterrà 3.914 euro.
Sommando le due quote (5 mila e 3.914 euro), l’importo della pensione anticipata per invalidità sarà di 8.914 euro annui, cioè circa 450 euro netti al mese.