Il governo lavora a nuove misure per i lavoratori che chiedono di andare in pensione in anticipo, anche perché Quota 103 non sarà rinnovata.
Si scrive Opzione 41 ma si legge Quota 41, ovvero la misura che permette di andare in pensione in anticipo con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età anagrafica.
Secondo le intenzioni del governo dovrebbe sostituire Quota 103 (uscita anticipata a 62 anni e 41 di contributi) che andrà in soffitta il 31 dicembre 20223. Una bella notizia per i lavoratori interessati a uscire in anticipo dal mondo del lavoro. In caso contrario, sarebbero costretti a ritornare alla legge Fornero, con requisiti più stretti. Come sempre non è tutto oro quello che luccica. Infatti, anche scegliendo Opzione/Quota 41 i lavoratori dovranno scendere a dei compromessi. Scopriamo quali.
Opzione 41 e ricalcolo contributivo che riduce l’assegno della pensione
La notizia è stata pubblicato in questi giorno sul quotidiano La Repubblica. Ecco ciò che già sapevamo: il governo vuole sostituire Quota 103 con Quota 41 che sarà rinominata Opzione 41. I lavoratori, a prescindere dall’età, potranno chiedere questa misura di pensionamento anticipato solo se avranno raggiunto i 41 anni di contributi.
Attenzione però: il ricalcolo dell’assegno sarà basato proprio sui contributi. Di conseguenza, da una parte il governo risparmierà soldi; dall’altra i nuovi pensionati perderanno fino a un quinto dell’assegno della pensione.
ANIEF è intervenuta affermando di non essere d’accordo sulla scelta del governo anche perché Quota 103 non ha avuto il successo sperato. Pochi i lavoratori che hanno fatto domanda per questa misura di anticipo ma molte le domande respinte. Il rischio è che nel 2024 ci sia un picco di domande di pensionamento.
Inoltre, ANIEF (insieme a CISAL) ha denunciato la situazione durante una riunione a cui erano presenti anche il ministro del Lavoro, Marina Calderone e il sottosegretario Claudio Durigon. Le due sigle sindacali hanno provato a spiegare che il problema non è la scelta del nome della misura. Infatti, è l’assegno mensile erogato che perde sempre di più il suo valore.
Approvando Opzione 41 l’assegno pensionistico diminuirà ulteriormente perché ci sarà un taglio del 16% con una perdita di circa 300 euro mensili che rappresentano comunque, contributi mensili regolarmente versati.
Insomma, Marcello Pacifico, presidente di ANIEF ritiene inconcepibile una simile decisione da parte del governo. Lancia una contro proposta: mandare in pensione il lavoratore con il massimo dei contributi e un assegno mensile non inferiore all’80% dell’ultimo stipendio. Secondo Pacifico il governo dovrebbe lavorare innanzitutto su questo aspetto-base e poi «incentivare l’anticipo pensionistico per tutte le professioni logoranti, come quelle che si svolgono a scuola, senza più penalizzazioni nell’assegno di pensione».