L’INPS ha chiarito le dinamiche conseguenti all’abbandono del Reddito di Cittadinanza nonché gli effetti sull’Assegno Unico.
Il Reddito di Cittadinanza è in scadenza per milioni di percettori. Le modifiche apportate dalla Legge di Bilancio sono state chiarite dall’INPS.
Nella circolare 62 del 12 luglio, l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale ha chiarito le direttive circa l’abbandono del Reddito di Cittadinanza. Nel 2023 la misura potrà essere percepita solamente per sette mesi a meno che nel nucleo familiare non ci siano disabili, minorenni o over 60 (in questo caso la durata resta di 18 mesi). In ogni caso l’RdC verrà abrogato il 31 dicembre 2023 per essere sostituito dall’Assegno di Inclusione.
Chi ha ricevuto il sussidio da gennaio a luglio continuativamente, dunque, si ritroverà ad agosto senza l’aiuto economico e, nella maggior parte dei casi, anche senza lavoro. Dal 1° settembre, invece, entrerà in vigore un nuovo strumento ossia il supporto per la formazione e il lavoro. Prevede la partecipazione a progetti di formazione, qualificazione e riqualificazione professionale, orientamento e accompagnamento al lavoro. Il valore del supporto sarà di 350 euro al mese per massimo dodici mesi da impiegare, come detto, per partecipare ai suddetti programmi. Potranno riceverlo gli occupabili con ISEE fino a 6 mila euro ed età compresa tra 18 e 59 anni.
Regime transitorio dell’RdC e conseguenze sull’Assegno Unico
Oltre la circolare numero 61 che spiega i termini dell’addio al Reddito di Cittadinanza, di rilevante importanza è anche il messaggio INPS 2632. Analizza le misure sostitutive dell’RdC ossia l’Assegno di Inclusione e il supporto per la formazione e il lavoro. In più spiega il regime transitorio di utilizzo della prestazione nonché gli effetti sull’Assegno Unico.
Proprio con riferimento al passaggio da una misura all’altra, nel messaggio 2632 l’ente della previdenza sociale chiarisce che il limite temporale delle sette mensilità per il 2023 non si applica ai percettori del sussidio per i quali i servizi sociali hanno comunicato all’INPS la presa in carico entro la fine dei sette mesi e non oltre il 31 ottobre 2023.
Significa che i percettori presi in carico dai servizi sociali potranno continuare a ricevere le ricariche mensili fino al 31 dicembre. In caso contrario – senza comunicazione di presa in carico – i beneficiari vedranno sospesa la prestazione fino a che i servizi sociali non procederanno con la comunicazione all’INPS. Nel momento della riattivazione riceveranno anche gli arretrati.
Nel messaggio si legge, come già risaputo, che le sette mensilità non riguardano i nuclei familiari con componenti con disabilità media, grave e non autosufficiente, minorenni e over 60.
Novità, invece, in relazione all’Assegno Unico Universale. La misura decadrà contemporaneamente allo scadere delle sette mensilità. Significa che le famiglie con figli a carico dovranno presentare autonomamente domanda di accesso alla prestazione entro l’ultimo giorno del mese di ricezione dell’RdC.