Spunta l’idea di una pensione flessibile a 62 anni per tanti lavoratori. Il progetto è allettante ma cosa si dovrebbe accettare?
I cittadini sperano in una misura flessibile ma, giustamente, sono scettici. Hanno imparato che a credere alla politica ci si rimette la maggior parte delle volte.
Riforma delle Pensioni, quando arriverà si farà una grande festa soprattutto se porterà con sé scivoli strutturali e flessibili. I lavoratori non chiedono altro da diversi anni per scacciare una volta per sempre l’incubo della Legge Fornero. Ma le circostanze avverse hanno impedito al Governo di ieri e a quello di oggi di agire efficacemente.
Ora si spera che l’esecutivo e i sindacati riescano a trovare idee condivise su come strutturare il nuovo sistema pensionistico italiano. Un sistema che dovrebbe essere dalla parte dei cittadini. Al momento sembra impossibile che la Riforma venga attuata prima del 2025. Mancano le risorse necessarie per interventi efficaci. Si pensa ad ulteriori palliativi in attesa della vera rivoluzione. Una proroga di Quota 103 è l’ipotesi al momento più attendibile per il 2024 ma i grandi progetti quali sono?
La pensione flessibile a 62 anni chiesta a gran voce dai sindacati
La pensione flessibile a 62 anni è il grande progetto che affianca l’ipotesi di Quota 41 per tutti. Si tratta di idee appoggiate dai sindacati e nominate più volte sull’attuale tavolo di lavoro. Il 26 giugno è ricominciata la discussione proprio tra sindacati e Governo dopo cinque mesi di stand by. La Legge di Bilancio è prossima e l’impegno deve cominciare a portare i primi frutti.
Ai lavoratori piace l’idea di poter lasciare il lavoro a 62 anni senza l’obbligo dei 41 anni di contributi (l’attuale Quota 103 in scadenza il 31 dicembre 2023). Ne basterebbero 20 per il pensionamento, traguardo decisamente più raggiungibile.
Questa sarebbe la flessibilità cercata dai cittadini. Ognuno sarebbe libero di decidere se continuare a lavorare oppure no passata la soglia dei 62 anni. Accettando naturalmente un assegno pensionistico più passo. Ricordiamo che con il sistema contributivo più contributi si matureranno più soldi si percepiranno. Contemporaneamente più l’età sarà avanzata più l’assegno crescerà.
La richiesta dei sindacati, dunque, è quella di non aggiungere altre penalizzazioni dato che i lavoratori già accettano una pensione ridotta. Ma il Governo deve fare i conti con la spesa pubblica e non può pensare di concedere il pensionamento a troppi lavoratori “giovani”.
Il problema dei soldi, dunque, è sempre protagonista di ogni discussione nonostante stiamo assistendo ad un grande paradosso. La pensione a 62 anni no perché costerebbe troppo, mantenere i cittadini over 60 con l’Assegno di Inclusione perché considerati non occupabili, invece, è accettabile. Non sarebbe meglio concedere la pensione a chi ha accumulato 20 anni di contributi piuttosto che erogare un sussidio?
Il Governo deve tener conto, poi, che tante persone potrebbero rinunciare all’uscita anticipata con pochi anni di contributi dato che l’assegno pensionistico potrebbe risultare troppo basso. Insomma, ad ognuno le sue valutazioni e speriamo che il futuro sia più roseo del presente.