Carta Risparmio Spesa da 382 euro: alcune famiglie dovranno restituire il Bonus? Ecco come difendersi

È possibile ritirare presso gli Uffici postali la Carta Risparmio Spesa. Ma il Bonus non spetta a tutti e a molti verrà revocato. Per quale motivo?

La Carta Risparmio Spesa è un contributo economico di 382,50 euro erogato alle famiglie con reddito basso e in difficoltà economica, finalizzato all’acquisto di beni di prima necessità.

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A chi spetta la Carta Risparmio Spesa? – InformazioneOggi.it

Nelle ultime ore, Federcontribuenti ha segnalato una serie di comportamenti anomali da parte dell’INPS. Il Bonus, infatti, sarebbe stato assegnato anche ad alcuni percettori del Reddito di Cittadinanza, nonostante l’incompatibilità tra i due sussidi.

In questi casi è legittimo chiedersi se sorge l’obbligo di restituzione da parte dei beneficiari. Poiché l’errore potrebbe gravare non poco sulle finanze delle famiglie, è opportuno prestare massima attenzione.

Vediamo, dunque, quali sono i casi in cui non si ha diritto alla Carta Risparmio Spesa.

Carta Risparmio Spesa: chi non può riceverla?

Il Decreto interministeriale del 18 aprile 2023, istitutivo del Bonus una tantum di 382,50 euro, specifica quali sono le misure che non possono essere cumulate con la Social Card.

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Chi non può ottenere il Bonus di 382 euro? – InformazioneOggi.it

Nel dettaglio, sono esclusi i nuclei familiari che già percepiscono:

  • il Reddito di Cittadinanza;
  • il Reddito di Inclusione;
  • qualsiasi sussidio a sostegno del reddito, come la Naspi e l’Indennità mensile di disoccupazione per i collaboratori (Dis-Coll);
  • l’Indennità di mobilità;
  • i Fondi di solidarietà per l’integrazione del reddito;
  • la Cassa Integrazione Guadagni;
  • ogni altro mezzo di integrazione salariale o di ausilio nell’ipotesi di disoccupazione involontaria, versato dallo Stato.

Se un cittadino beneficia di una delle seguenti prestazioni, non può ottenere anche la Carta Risparmio Spesa.

Ma cosa succede in caso contrario? È bene specificare, innanzitutto, che la Card non viene richiesta dagli interessati, ma è assegnata in maniera automatica dai Comuni, in base alle informazioni possedute dall’INPS. In caso di errore, dunque, la colpa sarebbe da imputare all’Istituto di Previdenza.

Sorge, dunque, l’obbligo di restituzione del Bonus indebitamente ricevuto?

Il cittadino può pagare per un errore commesso dall’INPS? Il parere della Cassazione

È fondamentale capire cosa fare se si riceve comunicazione per ritirare la Carta pur non avendone diritto.

Il rischio, infatti, è che l’INPS possa pretendere la restituzione dei 382,50 euro, in vista dei controlli che dovrebbero essere effettuati tra settembre e ottobre.

C’è, tuttavia, qualcosa che non quadra nell’allarme lanciato da Federcontribuenti.

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 482 del 2017, con riferimento alla pensione, ha specificato che l’INPS può sempre correggere l’importo, in caso di errore, ma può recuperare gli assegni erogati solo se l’errore si è verificato a causa di dati sbagliati oppure omessi che sono stati comunicati dal titolare della pensione.

Applicando tale principio alla Carta Risparmio Spesa, ne deriverebbe la mancanza dell’obbligo di restituzione. In questo caso, infatti, non c’è dolo da parte del beneficiario, perché non ha presentato alcuna domanda per il sussidio, visto che è l’INPS che lo assegna in automatico.

E spetta all’Istituto di Previdenza verificare se il nucleo familiare riceve già il Reddito di Cittadinanza o altre prestazioni incompatibili con il Bonus di 382,50 euro.

Di conseguenza, non ci sarebbero i presupposti per la restituzione della somma.

In ogni caso, suggeriamo a tutti i cittadini di agire con la massima prudenza e, nel caso di assegnazione della Carta in mancanza dei requisiti richiesti, di contattare immediatamente l’Ufficio postale e segnalare l’anomalia.

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