Ogni giorno si scoprono verità molto preoccupanti: di recente un’indagine ha permesso di trovare tonno contaminato e altri pesci tossici nei nostri mari.
Protagoniste della vicenda due sostanze notoriamente dannose per la salute umana: Bisfenolo A e microplastiche. I risultati di alcune indagini non lasciano adito a dubbi, perché ormai l’ambiente è talmente inquinato che non si salva più niente.
Recentemente è stata effettuata un’indagine sulla salute di alcune specie ittiche presenti nel Mediterraneo e nelle nostre acque. A redigerla, l’Istituto zooprofilattico sperimentale di Teramo che ha collaborato anche col Croatian veterinary institute di Spalato e con l’Università politecnica delle Marche.
I risultati della ricerca sono poi stati pubblicati sulla rivista scientifica Journal of Sea Research. Sono stati usati metodi di ricerca dei contaminanti molto più avanzati, e ciò che è emerso è davvero inquietante.
Tonno contaminato ma non solo: ecco cosa contengono i pesci che finiscono sulle nostre tavole
Le indagini degli esperti hanno riguardato alcune particolari specie ittiche che vengono pescate nelle nostre acque.
Più in particolare il pesce spada proveniente da Mare Ionio, e il tonno rosso che si pesca nell’Adriatico. Proprio le innovative tecniche hanno rilevato un dato molto preoccupante.
Infatti pensando alle microplastiche probabilmente immaginiamo quelle che vengono rinvenute nello stomaco di pesci, tartarughe e uccelli. Che già comunque non è un fatto confortante.
I metodi utilizzati in questo studio, invece, sono stati usati per individuare eventuali sostanze tossiche nei muscoli dei pesci. La carne, cioè, che mangiamo quando li cuciniamo. Per comprendere meglio la gravità della contaminazione, riportiamo i dati raccolti dalla ricerca: gli esperti hanno cercato microplastiche di dimensione inferiore ai 10 micron e polimeri, come ad esempio “il polietilentereftalato (PET) o il policarbonato (PC), anche pigmenti e additivi come il bisfenolo A (BpA) e l’acido p-ftalico (PTA)”.
In pratica i pesci ingeriscono le plastiche e poi, date le dimensioni sempre più ridotte arrivano a entrare in circolo, nel sangue e nei tessuti.
Dai dati è emerso che i pesci sono contaminati fino nel profondo, soprattutto dal Bisfenolo A, una sostanza altamente nociva per l’uomo. Gli studiosi ritengono che sia in grado di interferire col sistema ormonale, causando danni irreparabili.
Questo studio, purtroppo, potrebbe essere solamente la punta dell’iceberg. Gli esperti stanno iniziando solo adesso a studiare gli eventuali effetti dannosi di un consumo continuativo di microplastiche. E purtroppo, anche se oggi alcuni polimeri sono vietati, ci ritroviamo con tutti quelli in circolo dati da decenni e decenni di produzione di articoli quotidiani, che non si smaltiranno mai.
Il team di esperti ha dichiarato che proseguirà le indagini su altre specie ittiche per capire il grado di contaminazione. E non si prospettano risultati rassicuranti.