In pensione con 20 anni di contributi, ci sono tre possibilità

I lavoratori che hanno accumulato 20 anni di contributi possono andare in pensione scegliendo una delle tre formule previste dal sistema previdenziale italiano.

Vi segnaliamo le tre vie di uscita dal mondo del lavoro nel momento in cui si maturano venti anni di contributi.

pensioni con 20 anni di contributi
Tre scivoli di pensionamento con 20 anni di contributi – Informazioneoggi.it

Il requisito contributivo è richiesto da qualsiasi scivolo che porta fuori dal mondo del lavoro mentre quello anagrafico non sempre serve. Il numero di contributi richiesti dalla maggior parte delle misure di pensionamento, inoltre, è molto alto. Basti pensare ai 42 anni e dieci mesi della pensione anticipata ordinaria (uno in meno per le donne) e ai 41 anni della pensione per precoci. Servono dai 30 ai 36 anni per l’APE Sociale e 35 anni per Opzione Donna.

Gli scivoli citati sono per la pensione anticipata. Volendo attendere i 67 anni come previsto dalla Fornero bastano venti anni di contributi per lasciare il lavoro. Stiamo parlando ella nota pensione di vecchiaia dedicata a tutti i lavoratori. Meno note, invece, sono altri escamotage che permettono il pensionamento con soli 20 anni di contributi.

Venti anni di contributi sono sufficienti per queste pensioni

Iniziamo con la già citata pensione di vecchiaia. Permette il pensionamento a 67 anni di età con venti anni di contributi senza subire taglio dell’assegno. Sembra tutto molto semplice ma in realtà ci sono dei particolari da approfondire. 

In pensione con 20 anni di contributi
Centrare la pensione con 20 anni di contributi – Informazioneoggi.it

Occorre distingue tra chi ha iniziato a lavorare – e dunque versare i contributi – entro il 31 dicembre 1995 e chi è entrato nel mondo del lavoro dopo il 1° gennaio 1996. I primi accederanno alla pensione di vecchiaia ordinaria senza restrizioni e paletti mentre i secondi dovranno rispettare anche altri requisiti per l’accesso alla quiescenza. Parliamo della relazione con l’assegno sociale. Per andare in pensione sarà necessario aver accumulato un trattamento pari o superiore a 1,5 volte l’assegno sociale (pari a 503,27 euro nel 2023) ossia a 754,90 euro.

Se, invece, la pensione dovesse superare 2,8 volte l’assegno sociale  – 1.409 euro al mese – allora il lavoratore potrà lasciare il lavoro a 64 anni di età e venti di contributi grazie alla pensione anticipata contributiva. Un collegamento che può apparire vantaggioso volendo godersi il meritato riposo prima dei 67 anni ma occorre considerare che difficilmente venti anni di lavoro permetteranno di accedere ad un assegno dall’importo alto 2,8 l’assegno sociale.

Ricordiamo che il calcolo contributivo è penalizzante in tal senso proprio perché prende come riferimento i contributi maturati negli anni. Non solo, ad incidere negativamente sul conteggio del trattamento anche l’età inferiore. Il sistema di calcolo contributivo, infatti, prevede l’applicazione del coefficiente di trasformazione che aumenta ma mano che l’età avanza.

Tre vie di uscita, dunque, ossia

  • 67 anni di età e 20 di contributi maturati entro il 1996,
  • 67 anni di età e 20 di contributi maturati dopo il 1996,
  • 64 anni di età e 20 di contributi.
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