La residenza nella seconda casa non è sempre concessa. Bisogna fare attenzione alle attenuanti o si rischia di commettere un reato.
Quando si possiedono due case può venire il dubbio su quale immobile utilizzare come residenza. Occhio ai dettagli.
La residenza anagrafica di una persona è l’indirizzo dell’abitazione principale, quella in cui vive con stabilità duratura e dove deve essere reperibile. Differisce dal domicilio che è il luogo in cui si stabilisce la sede degli affari e degli interessi.
L’indirizzo di residenza deve essere comunicato all’Ufficio Anagrafe del Comune presso il quale si vuole risiedere. Entro 45 giorni dall’invio della dichiarazione l’amministrazione comunale invierà la polizia municipale ad accertare la veridicità della comunicazione. Dichiarando la residenza si potranno ottenere vantaggi e diritti ma anche oneri. Sarà necessaria per il rilascio di certificati anagrafici, per l’iscrizione alle liste elettorali, per la scelta del medico, per l’assistenza sanitaria locale. Si capisce come cambiare la residenza presso una seconda casa comporti delle conseguenze. Il trasferimento è possibile ma facendo attenzione a non commettere illeciti.
Quando si può avere la residenza nella seconda casa
La Legge non vieta di spostare la residenza nella seconda casa di proprietà ma a patto che non si dichiari il falso o si effettui lo spostamento solo per non pagare tasse. In questi casi si rischiano conseguenze penali e fiscali.
Fermo restando il fatto che la nuova residenza dovrà comunque coincidere con la dimora abituale del dichiarante ossia il luogo in cui trascorre la maggior parte del tempo e nel quale essere sempre reperibile. Di conseguenza la residenza nella seconda casa non è ammessa se vi si vive poco tempo come, ad esempio, durante i tre mesi estivi.
Avendo due case e trascorrendovi in modo uguale il tempo allora si potrà scegliere liberamente quale destinare ad abitazione principale e trasferirvi, dunque, la residenza. Ricordiamo che ogni dichiarazione dovrà essere vera per non rischiare un’accusa di falso in atto pubblico (reclusione fino a due anni). Chi si sposta in modo fittizio solo per accedere ad agevolazioni fiscali o per non pagare le tasse (il riferimento è all’esenzione IMU sulla prima casa) verrà accusato di evasione fiscale. In più, appurato l’illecito verrebbe richiesto il recupero crediti delle tasse non corrisposte. E per finire si incorrerebbe nella revoca della residenza da parte del Comune.
Ricordiamo che in base a recenti disposizioni ai coniugi non legalmente separati che vivono in due immobili diversi ubicati nello stesso Comune spetta l’esenzione dall’IMU per l’abitazione principale. Si potrà usufruire due volte, dunque, dello stesso beneficio.