Dalle risorse a disposizione del Governo dipenderanno gli interventi della Riforma delle Pensioni. I tempi sono brevi, quali le mosse dell’esecutivo?
Il sistema previdenziale potrà cambiare solo a fronte di risorse ingenti. Vediamo quali possibilità ha il Governo per recuperarle.
Tante chiacchiere intorno al tema Riforma delle Pensioni ma pochi fatti. Ad oggi nessun risultato certo dagli incontri tecnici tra l’Osservatorio sui flussi previdenziali e le organizzazioni sindacali. Solo tanti dubbi, problemi confermati ma poche soluzioni fattibili. Eppure a breve il Governo dovrà agire in ambito previdenziale dato che manca poco alla presentazione della Legge di Bilancio 2024.
Dopo gli esiti inconcludenti dei dibattiti dell’11 e del 26 luglio la speranza è che nei prossimi incontri fissati il 5 settembre e il 18 settembre – rispettivamente per Opzione Donna e per la previdenza complementare – si arriverà a stabilire cambiamenti efficaci. Una speranza che sembra utopia alla maggior parte dei cittadini. Cosa accade durante i tavoli tecnici? L’Osservatorio ascolta e le forze sociali parlano. l fatto è che non si potrà fare altrimenti fino a che non si conosceranno le risorse a disposizione per attuare novità.
Da dove arriveranno le risorse per la Riforma delle Pensioni?
Il Governo potrà esprimersi solamente dopo aver quantificato le risorse a disposizione. Accadrà a fine settembre/ottobre, quando si tireranno le somme. Si spera che come sempre a salvare l’Italia sia la stagione turistica. Meno fiducia nella produzione industriale che è rallentata. Il PIL sale meno rispetto al 2022 mentre l’inflazione continua a viaggiare intorno al 6% (meno rispetto gli ultimi mesi ma molto di più rispetto lo scorso anno).
Indipendentemente da quante risorse arriveranno, le intenzioni sono di destinare 1 miliardo e mezzo di euro alla previdenza nel 2024 rimandando la Riforma delle Pensioni al 2025. La cifra basterà per prorogare l’APE Sociale e per riproporre Quota 103 (o al massimo Quota 41 soft con il sistema contributivo puro per tutti). Il destino di Opzione Donna è incerto, tra modifiche più restrittive e nuovo allargamento della platea delle beneficiarie.
Solo se si riusciranno a piazzare tre miliardi di euro sarà possibile introdurre nuove misure flessibili che da tempo richiedono i lavoratori. Un traguardo che sembra impossibile da raggiungere. Oltre agli scivoli pensionistici ci sono, infatti, tante altre questioni da affrontare a livello previdenziale.
Occorre intervenire sull’importo degli assegni che sta inesorabilmente crollando a causa del sistema contributivo che conteggia esclusivamente i contributi e utilizza il coefficiente di trasformazione legato all’età di pensionamento. In poche parole le cifre delle pensioni sono sempre più basse. Se nel 2021 l’importo medio si attestava sui 1.240 euro, nel 2022 è sceso a 1.180 euro lordi al mese e nel primo semestre 2023 a 1.168 euro lordi.
Al Governo serviranno 8 miliardi di euro per intervenire sulle perequazione delle pensioni e circa 14 miliardi per coprire i pagamenti del Trattamento di Fine Servizio ai dipendenti pubblici che non potranno più tardare. Servono ingenti risorse, insomma, dalle quali dipenderà il futuro degli italiani.