Cosa succede in certi supermercati? La verità è che il tutto non sembra essere molto comprensibile. Clienti infuriati.
Quello che sta succedendo in alcuni supermercati in molte località del mondo, si può dire, cosi, ha davvero dell’incredibile. Politiche spesso apparentemente scriteriate, solo apparentemente, certo, che nascono in realtà dei movimenti ben precisi delle azioni impostate in un certo modo che non possono portare a conclusioni diverse da quelle che poi realmente emergono.
Niente di nuovo considerando i tempi che corrono e quello che ormai sono abituati a vivere, tra gli scaffali dei supermercati e non solo. In questa fase ci sono tantissimi atteggiamenti che appaiono poco chiari ai più, tutti indirizzati verso una specifica tipologia di lettura.
I prezzi vanno in su, e i consumatori sono costretti, di fatto, a sopportare tutto pur di avere a disposizione beni anche di prima necessità a volte. Una crisi, o per meglio dire, qualcosa che era partita come crisi, che non cessa di sorprendere e dalla quale non emerge soluzione che possa far pensare a qualcosa di positivo.
Spiacevoli risvegli, cosi potrebbero essere in qualche modo descritti quei piccoli episodi per niente insignificanti che riguardano volta per volta gli stessi consumatori. Pensiamo a quando, per esempio, un supermercato cambia di colpo politica aziendale e quello che costava un prezzo, di colpo arriva a costare tutt’altro.
Emblematica è la situazione che ha avuto come protagonisti assoluti i clienti dei supermercati Penny. Una iniziativa da parte della nota catena di supermercati che ha riguardato, nello specifico, i 2510 punti vendita dislocati sul territorio tedesco.
Nel periodo intercorso tra il 31 luglio e il 5 agosto, infatti, i prezzi di ben nove diversi prodotti presenti sugli scaffali dei vari punti vendita sono stati aumentati perché portati al loro “costo reale”, che tiene conto degli effetti di tale prodotto, in modo complessivo, sull’ambiente.
Trappola al supermercato, da Penny prezzi in aumento: l’iniziativa parte da una specifica ricerca
Tutto nasce da una specifica ricerca effettuata da alcuni studiosi dell’Università di Norimberga e Greifswald. Andando a quantificare i costi di produzione e l’impatto che la produzione stessa dei prodotti ha di fatto sull’ambiente hanno coniato il concetto di “compensazione ambientale”.
Il tutto per far intendere ai clienti quale sia il reale costo di un prodotto, costo complessivo, quanto insomma questo va a gravare sulla nostra vita, sul nostro quotidiano andando a incidere sull’ambiente. Il ricavato della vendita di tali prodotti sarà devoluti al progetto Zukunftsbauerdel caseificio Berchtesgadener Land protagonista di una politica aziendale orientata verso l’agricoltura sostenibile.
Giusto per intenderci, per rendere insomma chiari i rincari una confezione di wurstel è passata da 3,19 a 6,01 euro (+88,4%), mozzarella da 0,89 a 1,55 euro (+74%), yogurt alla frutta da 1,19 a 1,56 euro (+31%), infine il formaggio Maasdamer da 2,49 a 4,84 euro (+94%).
In linea di principio tale tipo di politica dovrebbe servire a orientare, nuovamente i consumi e le produzioni domestiche. Rispettare l’ambiente attraverso la comprensione di quello che succede e non si vede. Sapere, per esempio quanto un singolo prodotto possa impattare sull’esterno, su ciò che ci accoglie insomma.
Politica impopolare, probabilmente, certo, ma forse dopo un momento di riflessione e comprensione da parte degli stessi consumatori assolutamente impeccabile in quanto a fine. Nel pratico, poi, certo il discorso potrebbe essere avvertito in modo diverso. Quanto è realmente “sostenibile” economicamente questa intensa presa di coscienza per gli stessi cittadini?