La Corte Costituzionale ha stabilito che anche le coppie di conviventi avrebbero diritto al congedo 104. Quali conseguenze ha la pronuncia?
Il Decreto Legislativo n. 105 del 2022, per consentire il bilanciamento tra lo svolgimento dell’attività lavorativa e il dovere di assistenza nei confronti di un familiare disabile grave, ha introdotto il diritto alla fruizione del cd. congedo 104, un biennio di assenza retribuita dal lavoro.
Dopo la modifica intervenuta nell’agosto del 2022, la normativa ha concesso la possibilità di richiedere l’agevolazione anche ai conviventi di fatto; l’ordinanza n. 158 del 20 luglio 2023 della Corte Costituzionale, dunque, ha ribadito che il congedo straordinario non può essere negato al convivente che assiste il partner disabile grave.
Tale principio era certamente implicito, ma è stato necessario l’intervento della Consulta, perché l’INPS più volte ha negato la richiesta di congedo 104 da parte dei conviventi. Analizziamo la vicenda nel dettaglio.
Congedo 104 anche alle copie conviventi: quali sono le motivazioni alla base della decisione della Consulta?
L’INPS di Trieste aveva rigettato la domanda di congedo 104 inoltrata dal convivente di una donna disabile. Per quale motivo?
Innanzitutto perché, prima dell’agosto 2022, tra i beneficiari del congedo 104 non erano stati inseriti anche i conviventi di fatto e le parti dell’unione civile.
E poi, perché, fino a quel momento, l’agevolazione alle coppie di fatto era stata riconosciuta solo per assistere un figlio minore affetto da disabilità grave.
L’uomo, dunque, ha deciso di presentare ricorso in Tribunale. I giudici di primo grado hanno sollevato la questione di legittimità costituzionale relativa all’art. 42, comma 5, del Decreto Legislativo n. 151 del 2001. Prima della modifica dell’agosto 2022, infatti, la norma non annoverava tra i beneficiari del congedo straordinario anche il convivente di fatto del disabile affetto da disabilità grave.
Nel dettaglio, i giudici ritenevano che la disciplina ledesse gli art. 2,3 e 32 della Costituzione. Le famiglie estese formate da conviventi dovevano, quindi, essere equiparare a quelle formate da coppie sposate o unite civilmente.
Con l’ordinanza n. 158 del 20 luglio 2023, la Corte Costituzionale ha ammesso il diritto alla fruizione del congedo straordinario anche ai conviventi di fatti, richiamando le sentenze n. 138 del 2010 e n. 237 del 1986, che qualificano la convivenza stabile tra due persone come un’espressione di “formazione sociale“.
Anche la sentenza della Corte Costituzionale n. 203 del 2013 aveva definito la famiglia estesa come una formazione in cui è assicurato il rispetto del diritto alla salute del disabile.
Conclusioni
La decisione della Corte Costituzionale è fondamentale perché pone l’attenzione su un aspetto molto spesso sottovalutato.
C’è, tuttavia, ancora una questione irrisolta. Il congedo 104 è riconosciuto al convivente solo per assistere il partner; è, però, negato per assistere i familiari di quest’ultimo.
Vige, infatti, il principio in base al quale la convivenza non è un istituto giuridico ma una situazione di fatto e, di conseguenza, i parenti del convivente non possono essere considerati affini.
Ma se i conviventi hanno gli stessi diritti dei coniugi e delle parti dell’unione civile, perché non hanno il diritto di assistere i familiari del proprio partener? In attesa di ulteriori sviluppi, si spera in un imminente intervento del legislatore.