I contribuenti sono costantemente sotto monitoraggio da parte del Fisco. Vediamo come tutelarsi quando scattano i controlli.
Nella lotta contro l’evasione fiscale e il riciclaggio di denaro finiscono tutti i contribuenti indipendentemente dall’onestà .
Il Fisco ha il compito di verificare i movimenti di denaro dei cittadini per cercare di individuare reati e illeciti. A tal fine tutti i contribuenti sono monitorati e chiunque può essere contattato dall’Agenzia delle Entrate per un controllo. Basta un errore, una dimenticanza, un’incongruenza e via con le indagini finanziarie.
Sotto stretto monitoraggio sono specialmente i conti correnti e tutti i trasferimento di denaro come bonifici, versamenti, prelievi. Il Fisco vuole poter capire sempre da dove provengono i soldi e qual è la loro destinazione. In caso di dubbi via con le verifiche che porterebbero il contribuente a dover difendere la propria posizione.
Prelievi e versamenti, cosa fare quando scattano i controlli del Fisco
Quando scattano le indagini finanziarie partono delle verifiche bancarie. Questo non significa essere sottoposti ad un vero accertamento con conseguente necessità di dimostrare la propria innocenza. Inizialmente la procedura di controllo consiste solamente nel reperire i dati utili per capire se ci sono o meno i presupposti di un avviso di rettifica.
Gli uffici tributari, quindi, verificheranno i rapporti e le operazioni finanziarie dei singoli contribuenti andando a coinvolgere gli intermediari finanziari chiamati a comunicare all’Anagrafe tributaria periodicamente gli estremi identificativi dei clienti.
Si controlleranno le imposte dei redditi, l’IVA, il saldo iniziale e finale di un rapporto, il totale degli accrediti, la giacenza media del conto corrente. Finiranno sotto la lente di ingrandimento i prelievi e i versamenti non giustificabili che lasciano presupporre ricavi non dichiarati.
Cosa deve fare, dunque, il contribuente? Dimostrare di tener conto nelle movimentazioni bancarie della determinazione del reddito soggetto ad imposta o della non rilevanza delle stesse nella determinazione del reddito. Attenzione anche ai conti cointestati spesso oggetto di verifiche.
I prelievi non devono essere né troppo frequenti né sporadici soprattutto se si usano poco i pagamenti elettronici. Versamenti periodici, poi, possono far scattare il dubbio che siano proventi di attività illegali o di un lavoro in nero. Nei confronti dei lavoratori autonomi, poi, le indagini scattano in caso di conto con saldo negativo e di entrate e uscite in pareggio.
Una volta scattato l’accertamento allora il contribuente potrà difendersi. L’AdE avviserà il cittadino delle verifiche e lo inviterà a dimostrare la sua innocenza portando prove concrete a sostegno della sua estraneità ad un’operazione illegale.