Si può correggere una Dichiarazione dei Redditi inesatta o non completa anche dopo che è stata inviata. Scopriamo in che modo.
La Dichiarazione dei Redditi è il metodo attraverso il quale i contribuenti comunicano al Fisco quali sono i redditi percepiti.
Serve, infatti, per evidenziare i guadagni dell’intero anno e a calcolare le eventuali tasse da versare.
In particolare, la certificazione viene inviata nell’anno seguente a quello di riferimento. Per esempio, nel 2023 va inoltrata quella del 2022.
In seguito alla compilazione della Dichiarazione, si possono verificare due situazioni: debito o credito. Il debito si ha quando, in relazione ai redditi maturati nell’anno di riferimento, bisogna pagare delle imposte.
Il credito, invece, si ha quando, in base ai redditi prodotti, il Fisco deve versare una cifra al contribuente a titolo di rimborso. Il credito si può mettere da parte per poter essere usato successivamente.
Ma cosa succede se la Dichiarazione dei Redditi inviata non è corretta? Scopriamolo.
Dichiarazione dei Redditi: come si compila?
La Dichiarazione dei Redditi va compilata sulla base dei Modelli predisposti dall’Agenzia delle Entrate e inviata all’Ente telematicamente oppure presso gli sportelli degli Uffici territoriali.
Per le situazioni più semplici, il Modello precompilato è la scelta migliore. Per i casi più complessi, invece, è opportuno rivolgersi sempre ad un professionista.
In particolare, i modelli sono due: il Modello 730 e il Modello Redditi Persone Fisiche.
Il primo va inviato dai lavoratori dipendenti e dai pensionati e da tutti i contribuenti che hanno un sostituto d’imposta. Il secondo, invece, è usato da tutti coloro che non possono usare il Modello 730, tra cui i titolari di partita IVA.
Che cos’è la Dichiarazione sostitutiva e perché è importante?
L’art. 2, comma 8, del D.P.R n. 322/1998 stabilisce che le Dichiarazioni inviate possono essere integrate per la correzione di errori e omissioni.
Se, quindi, il contribuente si accorge che il documento è incompleto oppure inesatto, può integrarlo o correggerlo inviando una nuova Dichiarazione. A tal fine, dovrà barrare la casella “Dichiarazione integrativa” nel frontespizio.
Questa certificazione dovrà riportare il contenuto della Dichiarazione originaria, con l’aggiunta delle integrazioni o delle correzioni.
Le modifiche possono essere di due tipi:
- a sfavore del contribuente, perché creano un ammontare superiore di imposte da versare al Fisco oppure un minor credito. In queste ipotesi, la legge prevede la facoltà di richiedere il ravvedimento operoso, per il saldo delle imposte aggiuntive oppure dei minor crediti riscontrati;
- a favore del contribuente, quando le modifiche generano maggiori imposte versate non dovute oppure un maggior credito, che può essere usato in compensazione.
L’invio di una Dichiarazione integrativa comporta lo spostamento del termine di decadenza del potere accertativo del Fisco. Per esempio, se il Modello Redditi Persone Fisiche è stato inoltrato entro il 30 novembre 2022 e il Modello integrativo è stato presentato il 10 gennaio 2023, soltanto per le informazioni oggetto della modifica, il termine di decadenza per l’azione accertativa sarà il 31 dicembre 2028 (invece che il 31 dicembre 2027).