La casa del Biscione continua a lasciare a bocca aperta gli appassionati dopo anni e anni dal debutto della sua vettura più iconica. Ecco come è tornata in vita l’Alfa Romeo 33 Stradale.
Sembrano lontani anni luce i proclami sull’elettrico e circa gli attuali modelli a ruote alte, per una volta l’Alfa Romeo è tornata a ruggire con le forme sinuose della sua sportiva leggendaria. In attesa di vedere in strada il nuovo modello ricordiamo la regina attraverso una concept car che ha preso ispirazione dalla storica 33 Stradale.
Ai tempi l’Alfa Romeo era impegnata, concretamente, nel Motorsport. Oggi purtroppo il Biscione è presente solo con gli adesivi, in F1, sul cofano della Sauber. La Tipo 33 da competizione che faceva impazzire gli avversari in pista fu lanciata al grande pubblico con il nome di 33 Stradale. Fu riconosciuta subito come una delle vetture più belle di sempre. A distanza di oltre 50 anni la vettura rimane ancora magnifica sul piano del design.
Non a caso ha ispirato anche i modelli 8C Competizione e 4C. La carrozzeria fu opera di Franco Scaglione e realizzata dalla Carrozzeria Marazzi. Fu la primissima auto stradale ad avere le portiere ad apertura “a farfalla” incernierate anche sul tetto, come quelle dei piloti professionisti. Il reparto corse dell’Alfa Romeo, l’Autodelta, realizzò, l’autotelaio completo di motore e cambio. Sotto il cofano c’era un magnifico 8 cilindri a V di 90° da 1995 cm³ con alesaggio di 78 mm e corsa di 52,2 mm, ideato dal Direttore della Progettazione Meccanica Alfa Romeo Giuseppe Busso e prodotto dall’Autodelta di Carlo Chiti.
Per l’epoca era una delle vetture più tecnologiche al mondo, sfruttando il know-how acquisito in anni nel Motorsport. Per contenere al massimo il peso il motore adottò alluminio e magnesio, disponendo di una distribuzione a doppio albero a camme in testa per bancata, 2 valvole per cilindro al sodio inclinate di 48°. In pista, sulla versione dal competizione, sprigionava 270 CV di potenza a 9600 giri/min con un rapporto di compressione 11:1, mentre nella versione stradale la potenza massima raggiunta era di 230 CV erogati ad un regime di 8800 giri/min.
Il restyling dell’iconica Alfa Romeo
La vettura dell’epoca rappresentò un sogno per pochissimi eletti, ma oggi come allora, la sostanza non è cambiata. La 33 nasce per pochi collezionisti dal grande manico e anche portafoglio. Pensate che il telaio originale della sportiva dell’Alfa usava tecnologie aeronautiche ed era fabbricato in lega leggera. Parliamo di un progetto futuristico.
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La top speed dichiarata era di 260 km/h e l’accelerazione da 0 a 100 km/h era coperta in appena 5,6 secondi. La Manifattura Automobili Torino, acronimo M.A.T., nota nel settore delle carrozzerie per automobili, ha pensato di rispolverare il grande classico in una chiave moderna. L’azienda fondata a Torino nel 2014 da Paolo Garella, dopo la sua fuoriuscita da Pininfarina, ha realizzato una nuova ultra-limitata gamma, ribattezzata Jewelry, producendo nuove 33.
Dopo la Stratos e altri gioielli, la MAT ha scelto la più bella delle Alfa Romeo, ricreando la carrozzeria di Scaglione e lavorando il telaio con il vecchio metodo. La vettura è stata rivista in ogni dettaglio, creando un telaio speciale formato da pannelli di alluminio artigianali, assemblati secondi le tecniche storiche dei carrozzieri. Sotto il cofano batte un V8 DOHC da 2,6 litri, derivato dal motore dell’Alfa Romeo Montreal che ha preso il posto dell’originale 2.0 V8.