Dopo più di sei mesi di ritardo, l’INPS ha comunicato quando erogherà il Bonus 150 euro. A chi spetta il beneficio?
Entro la fine di settembre, l’INPS pagherà il Bonus 150 euro (cd. Bonus anti-inflazione) a coloro che hanno presentato regolare domanda.
Il sussidio era stato introdotto dal Decreto Aiuti-ter ma, per una serie di problematiche, l’accredito era stato posticipato.
L’INPS ha pagato l’agevolazione a quasi tutti gli aventi diritto tra novembre 2022 e febbraio 2023. Molti destinatari, tuttavia, stanno ancora attendendo e sperano di riceverlo nelle prossime settimane.
Nel mese di agosto, il Bonus è stato versato ai percettori del Reddito di Cittadinanza.
A settembre, invece, toccherà alle categorie di lavoratori che attendevano l’erogazione del sussidio anti-inflazione lo scorso anno e, cioè:
- i titolari delle indennità di disoccupazione (NASpI, DIS-COLL, agricola) e di mobilità. Specifichiamo che il Bonus 150 euro corrisposto ai disoccupati non si sovrappone alla corresponsione della NASpI o delle altre prestazioni simili. Si rifà, infatti, al requisito dello scorso novembre e, quindi, il Bonus è riconosciuto nei confronti di coloro per i quali le indennità di disoccupazione sono scadute. I beneficiari riceveranno i 150 euro con versamento diretto sul conto corrente e IBAN specificati all’INPS;
- i vecchi destinatari delle indennità Covid-19;
- i lavoratori autonomi occasionali;
- gli addetti alle vendite a domicilio, che hanno già percepito in passato il Bonus 200 euro.
Bonus 150 euro: per queste categorie di beneficiari è necessario inoltrare richiesta all’INPS
A settembre il Bonus 150 euro verrà corrisposto anche ai lavoratori a cui non spetta l’accredito automatico, ma che hanno dovuto presentare apposita domanda. Nello specifico, si tratta:
- dei lavoratori co.co.co;
- degli stagionali;
- degli assegnisti e dottorandi;
- dei lavoratori dello spettacolo.
Hanno diritto, infine, all’agevolazione tutti i soggetti che hanno ricevuto un riesame d’ufficio da parte dell’INPS. Vi rientrano, per esempio, assegnisti di ricerca e dottorandi che erano stati scartati soltanto perché non possedevano il presupposto dell’iscrizione alla Gestione Separata INPS.