Torna l’idea di Opzione Donna con il pensionamento a 58 anni per tutte le lavoratrici. Il progetto è realizzabile?
Opzione Donna scadrà il prossimo 31 dicembre. Cosa accadrà poi alla misura di pensionamento anticipato dedicata alle lavoratrici?
Sembrerebbe che tra i piani del Governo ci sia una nuova modifica ad Opzione Donna. L’intento dovrebbe essere quello di prorogare la misura ma per conoscere i dettagli occorre attendere ancora qualche mese. Ricordiamo come la Legge di Bilancio 2023 ha ristretto la platea delle beneficiarie provocando polemiche. Non solo per le poche categorie di donne ammesse alla misura (caregiver da almeno sei mesi, disabili al 74% e disoccupate) ma anche per il requisito anagrafico diverso in base al numero dei figli. Parliamo di 60 anni per le donne senza figli, 59 anni per chi ha avuto un figlio e 58 anni per le lavoratrici con minimo due figli.
Ora il progetto sembrerebbe essere quello di riportare 58 anni per tutte, indipendentemente dal numero dei figli. Le categorie ammesse, invece, dovrebbero restare le stesse. Gli anni di contributi confermati a 35 maturati entro l’anno in corso.
La richiesta di far tornare tutto come prima, dunque, non sembra realizzabile. Cgil, Cisl e Uil hanno più volte chiesto l’abolizione delle tre categorie di appartenenza ritornando al requisito anagrafico di 58 anni per le dipendenti e 59 anni per la autonome. Naturalmente a condizione che si accetti il ricalcolo totalmente contributivo dell’assegno pensionistico.
Mancano le risorse economiche per soddisfare tale richiesta. Forse si potrà eliminare solamente la differenza tra donne con e senza figli ma non ci sarebbero i margini per un ampliamento della platea. Via anche alla distinzione tra dipendenti e autonome. Sarebbe prevista, dunque, l’uscita a 58 anni per tutte colore che soddisferanno i requisiti.