Con la prossima Legge di Bilancio verranno prorogati tre strumenti di pensione anticipata, in attesa della Riforma previdenziale prima della fine della legislatura.
Nel 2024 non ci saranno abbastanza risorse economiche per finanziare la Riforma delle pensioni e, di conseguenza, il Governo sta pensando a strade alternative.
Per evitare un ritorno alla Legge Fornero, potrebbero essere riconfermate (con le dovute eccezioni) delle misure di flessibilità in uscita. Tale decisione sembra, per il momento, condivisa anche dai sindacati.
Alla fine del mese dovrebbe essere pubblicata la Nadef, la Nota di Aggiornamento al DEF, con la quale saranno suddivisi i fondi da utilizzare nel prossimo anno.
Secondo le indiscrezioni, la soluzione più gettonata per i lavoratori sarebbe Quota 103, con 62 anni di età e 41 anni di contributi.
Possibilità di ulteriore proroga anche per Opzione Donna, probabilmente con qualche correttivo relativo al presupposto anagrafico dei 60 anni. Nella Manovra finanziaria del 2023, infatti, sono state inserite delle novità che hanno reso la misura troppo penalizzante.
A tal fine, i sindacati chiedono l’abolizione dello sconto basato sul possesso dei figli (59 anni, in presenza di un figlio o 58 anni, in presenza di due o più figli) e di consentire di nuovo a tutte le dipendenti o le autonome di accedere alla misura. Attualmente, infatti, Opzione Donna è accessibile solo alle invalide al 74%, alle caregivers e alle licenziate o dipendenti di aziende in crisi.
Dovrebbe essere deciso anche il futuro dell’Ape Sociale, per i lavoratori addetti a mansioni gravose o usuranti, i caregivers, gli invalidi e i disoccupati. In questo caso, la pensione può essere richiesta con 63 anni di età e 36 di contribuzione (32 per gli edili e i ceramisti).
L’Esecutivo vorrebbe estendere la platea dei contribuenti beneficiari che svolgono lavori usuranti (includendo, ad esempio, i taxisti e gli insegnanti di scuola media).
Quanto costa una vera Riforma? Ecco perché la pensione potrebbe essere a rischio
Rinnovare la validità di Quota 103, Opzione Donna e Ape Sociale ed, eventualmente, introdurre dei correttivi per consentire a più persone di andare in pensione in anticipo ha, ovviamente, dei costi.
Questi ultimi, tuttavia, sarebbero inferiori ad un’eventuale Riforma delle pensioni strutturale e permanente.
L’aspetto problematico della vicenda è che si tratta, senza dubbio, solo di interventi palliativi o correttivi di precedenti manovre errate, come è avvenuto con Quota 100.
Per questo motivo, è necessario che Governo e sindacati trovino un accordo su una Riforma piena ed efficace, che sappia incidere significativamente sull’assetto previdenziale.
È una questione che va affrontata senza ulteriori indugi, per non rischiare di dover sostenere spese eccessivamente elevate per poter pagare le pensioni ai contribuenti.
È giunto il tempo per un serio intervento della classe politica.