Un truffatore dice di essere un consulente di Poste Italiane e ruba 3.300 euro dal conto della vittima. Recuperare i soldi è possibile?
Le truffe online sono una piaga della società tecnologica moderna. Tante vittime cadono nella trappola e perdono soldi.
Nonostante i continui avvisi della Polizia Postale, delle banche, di Poste Italiane e dell’Agenzia delle Entrate molti cittadini cadono nelle trappole dei criminali informatici. Non riconoscere finte email o sms significa dare accesso al proprio conto a chi non si farà alcuno scrupolo nel rubare i risparmi faticosamente accumulati.
Un lettore ha chiesto “Sono stato contattato da un presunto consulente di Poste Italiane. Mi ha riferito di tentativi di truffe e mi ha chiesto i dati della carta e poi il PIN. Io ho dato le informazioni e mi sono ritrovato con un conto svuotato di 3.300 euro. Si può recuperare il denaro sparito?“.
Il primo passo è denunciare l’accaduto e bloccare immediatamente la carta. Poi si può pensare ad un eventuale rimborso. Secondo la Giurisprudenza banche e Poste Italiane devono adottare tutte le misure tecniche idonee per garantire uno standard di sicurezza adeguato durante l’espletamento dei servizi telematici da parte dei clienti.
Si devono adoperare, poi, per impedire l’accesso di soggetti non abilitati al sistema ed evitare danni ai clienti. La Corte di Cassazione ha più volte ribadito tale obbligo in diverse sentenze. Ha poi stabilito che Poste Italiane e gli istituti sono anche tenuti ad adottare misure per verificare la riconducibilità delle operazioni alla volontà del cliente nonché la possibilità che terzi usino codici di accesso non attribuendo il dolo al titolare in quanto non ha messo in atto comportamenti totalmente incauti da non poter essere fronteggiati in anticipo.
Il nostro lettore ha consegnato lui stesso il PIN ai truffatori. Si tratta di atteggiamento incauto? Poste Italiane avrebbe dovuto avere dubbi sulla transazione da 3.300 euro? La sentenza conclusiva 9158 del 2018 ha stabilito che il rimborso della somma al correntista arriva disconoscendo l’operazione e dimostrando l’inadempimento di Banche e Poste. Quest’ultime, devono provare la riconducibilità dell’operazione al cliente e il dolo nonché di aver agito con diligenza di natura tecnica per poter rifiutare il rimborso.
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