Una rivelazione sta suscitando parecchio malcontento, si dovrebbe abbassare la pensione a chi vive più a lungo. I risultati di un rapporto dell’INPS descrivono un quadro “pericoloso”.
Servono stipendi e pensioni più alti per affrontare il carovita e invece si sente parlare di ridurre le entrate ai pensionati.
L’INPS ha presentato in Parlamento il XXII rapporto annuale. Il documento non contiene suggerimenti e indicazioni su come il Governo dovrebbe agire ma riporta dati rilevati dall’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale. Informazioni che possono essere utili all’esecutivo per compiere delle scelte.
Dal report risultano degli squilibri che rappresentano un’ingiustizia del sistema. Gli esperti hanno analizzato dettagliatamente l’andamento dei Fondi e dei comparti arrivando alla conclusione che chi prende assegni pensionistici più bassi vive mediamente di meno rispetto a chi guadagna più soldi. Significa che l’aspettativa di vita di un operaio è inferiore rispetto a quella di un manager.
Una constatazione che va in contrasto con il metodo di calcolo contributivo della pensione. Il sistema tiene conto del coefficiente di trasformazione nel conteggio dell’assegno. Coefficiente che è unico per tutti essendo calcolato sull’aspettativa di vita media degli italiani. Proprio il termine “media” destabilizza il sistema. Non si considera la differente aspettativa di vita tra un operaio e un manager nel calcolo della pensione.
Tale risultato è sottolineato dall’INPS all’interno del rapporto e associato ad un calcolo troppo penalizzante per chi ha redditi inferiori rispetto all’importo che si potrebbe ottenere considerando le reali aspettative di vita. E vale la situazione opposta per i più abbienti che dovrebbero percepire una pensione più bassa tenendo conto della loro durata media di vita.
L’INPS ha tenuto a precisare che il rapporto non vuole suggerire nulla al Governo, non è una proposta operativa di ricalcolo delle pensioni. Quanto scritto è frutto di una rilevazione che è stata semplicemente resa nota. L’ente non ha alcun potere decisionale né il compito di avanzare proposte.