Nel 2024 potrebbero esserci varie novità per gli importi delle pensioni, grazie a incrementi della tredicesima e modifica aliquote IRPEF.
Grande attesa per la Delega fiscale, con la quale si conoscerà il futuro di molti strumenti pensionistici e delle misure per incrementarne i relativi importi.
La priorità, per il Governo Meloni, è tutelare i lavoratori e i pensionati dagli effetti della crisi economica.
Occhi puntati sulla tredicesima, per la quale potrebbe essere prevista una detassazione, anche per i pensionati. Ma si pensa anche ad un’aliquota agevolata al 10% per gli aumenti contrattuali dei lavoratori dipendenti e a una revisione dello smart working, con la possibilità di dedurre le spese per il lavoro da remoto.
Tredicesima su stipendi e pensioni: quali sono le innovazioni più rilevanti?
Uno degli aspetti più controversi è rappresentato dal taglio dell’IRPEF sulla tredicesima.
Al momento, si discute sulla possibilità di introdurre un’aliquota del 15%, a fronte di quella attuale fissata al 23% oppure, a seconda del livello di reddito, al 25%, 35% o 43%.
A beneficiare della misura, inoltre, potrebbero essere anche i pensionati.
Il Viceministro dell’Economia e delle Finanze, Maurizio Leo, ha parlato delle difficoltà di reperire i fondi economici sufficienti per apportare tale tipo di modifica alla tassazione della tredicesima.
Non ha, tuttavia, escluso tale possibilità, rimettendo la questione alla Nadef, la Nota di aggiornamento al DEF, prevista per le prossime settimane. Solo con la pubblicazione del documento si potrà capire se ci sono le condizioni per rendere effettiva la misura nel 2024.
In attesa di conoscere le sorti del progetto di detassazione sulle tredicesime, l’Esecutivo sta lavorando ad altre iniziative, tra cui la riconferma del taglio del cuneo fiscale.
L’ipotesi più accreditata è quella dell’introduzione di un sistema basato su tre aliquote. In pratica, verrebbe introdotta una nuova aliquota al 23% che ricomprenderebbe gli attuali primi due scaglioni, per i redditi fino a 28 mila euro, una al 35% per i redditi fino a 50 mila euro ed una terza al 43% per i redditi superiori a 50 mila euro.
Al momento, tuttavia, si tratta solo di una supposizione e bisognerà conoscere l’ammontare delle risorse economiche a disposizione per capire se la riforma potrà essere attuata.
È, invece, sicura l’introduzione di due misure, per le quali non serve una copertura finanziaria. Si tratta del concordato preventivo biennale, destinato alle piccole e alle medie imprese, e l’ampliamento del meccanismo di compliance, diretto alle imprese medio grandi che hanno un fatturato fino a 100 milioni di euro.