Cosa succede quando si ha un infarto? Premorte, mistero svelato dai ricercatori

Le esperienze pre-morte sono note da anni ma recentemente i ricercatori hanno scoperto dinamiche molto più interessanti. 

Da decenni, infatti, molte persone che sono tornate in vita dopo un grave trauma, coma o rianimazione, raccontano cosa hanno provato mentre “stavano morendo”. Tutti abbiamo sicuramente sentito parlare di luci in fondo al tunnel, una sensazione di benessere mai sperimentata nella vita terrena, o della visione della propria vita come fosse un film.

in fase di premorte il cervello è molto attivo
Il cervello rimane attivo anche molto tempo dopo che il cuore si è fermato – InformazioneOggi.it

Indipendentemente dal credo o dalla religione delle persone, probabilmente qualcosa di particolare avviene davvero, nei primi istanti di “morte”. I medici hanno voluto scoprire qualcosa in più rispetto a ciò che sappiamo, ed ecco cosa è emerso.

Le evidenze scientifiche, tra l’altro, potrebbero essere solamente uno degli step che porteranno ai trapianti di cervello.

Premorte e attività cerebrale, ecco cosa succede poco prima di “andare nell’aldilà”

Alcuni ricercatori hanno scoperto che anche dopo che si è fermato il cuore, il cervello rimane attivo anche per molto tempo.

L’attività cerebrale di alcuni pazienti sotto infarto è stata registrata e sono emersi particolari molto interessanti. Il tipo di attività è stato fino ad ora ricondotto ad una sorta di fase REM, ma secondo gli studiosi è qualcosa di molto più ampio.

Potrebbe essere un modo del cervello per aiutare le persona ad affrontare la morte. Secondo l’ultima ricerca è come se il cervello sbloccasse i sistemi inibitori, offrendo sogni, ricordi nitidi di tuta l’esistenza e anche la comprensione di ciò che sta accadendo. Molti pazienti rianimati, infatti, raccontano di essersi visti dall’alto e di aver osservato (con pace e serenità) le operazioni dei chirurghi e medici che stavano tentando di salvare loro la vita.

Dunque non siamo di fronte a mere “allucinazioni”, tanto che i ricercatori hanno misurato queste attività cerebrali con gli strumenti più innovativi. Sembra che più del 40% delle persone che poi sono tornate in vita abbia avuto un cervello attivo anche un’ora dopo l’arresto delle funzioni cardiache.

Se queste dinamiche verranno ulteriormente confutate, è molto probabile che gli scienziati riusciranno a sfruttarle per arrivare (anche) al trapianto di cervello. Se infatti quest’organo riesce a “vivere” anche dopo che il cuore ha cessato di battere, potrebbe essere una finestra temporale molto utile.

Al momento gli scienziati sono entusiasti delle scoperte, mentre per quanto riguarda il fattore etico non sono ancora nati confronti, probabilmente perché è ancora troppo presto.

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