Tre titoli di Stato hanno delle cedole fino al 9%, che garantiscono ottimi rendimenti. Ma sono davvero sicuri?
Ci sono dei titoli di Stato con cedole maggiori al 7%.
Stiamo parlando del BTP scadenza novembre 2023 (ISIN IT0000366655), che ha una cedola addirittura del 9% annuo. Il titolo, però, è quasi giunto a scadenza e l’ultima cedola sarà corrisposta il 1° novembre 2023.
C’è, poi, il BTP scadenza dicembre 2023 (ISIN IT0000366721), con una cedola dell’8,5% annuo. Anche questo titolo scadrà a breve, il prossimo dicembre.
Il BTP novembre 2026 (ISIN IT0001086567), invece, ha una cedola del 7,5% e una validità residuale di altri tre anni. Il rendimento effettivo di questo titolo, però, è del 3,3% annuo.
Sono obbligazioni entrate in circolazione in momenti in cui l’inflazione e i rendimenti erano molto elevati. Assicurano agli investitori un enorme guadagno ma hanno anche degli aspetti controversi.
Titoli di Stato con cedola elevata: perché sono convenienti?
Senza dubbio, investire in questi tre titoli di Stato ha dei vantaggi perché le cedole sono molto elevate. Le rendite sono semestrali e, dunque, viene garantito un flusso di denaro periodico, con guadagni garantiti.
Il rendimento che si riceve ogni sei mesi, inoltre, può essere usato per fini personali oppure per altre tipologie di spese. Si tratta, in altre parole, di una rendita a tutti gli effetti.
Per questo motivo, investire in un BTP è un’ottima alternativa agli investimenti immobiliari, proprio perché viene assicurata una rendita annuale.
Attenzione, però, perché non bisogna cadere nell’inganno dei guadagni facili. Prima di acquistare BTP con cedole molto elevate del solito, è opportuno considerare una serie di circostanze.
Rischi dei BTP con cedola alta
Innanzitutto, le cedole dei BTP non sono quasi mai equiparate al rendimento effettivo del titolo.
Il rendimento, infatti, varia anche a seconda del prezzo di mercato e non si basa esclusivamente sulle cedole. Il rendimento, nella maggior parte dei casi, aumenta con l’incremento della cd. duration del titolo, cioè della sua durata residuale.
L’esempio di tale meccanismo è fornito proprio dal BTP con scadenza a novembre del 2026, che possiede una cedola del 7,25% ma un rendimento effettivo annuo decisamente inferiore, del 3,3%.
Questo discorso vale anche per le obbligazioni aziendali, che vengono emesse dalle società private.
Anche in questo caso, avere una cedola molto alta non assicura necessariamente un rendimento così elevato. È il caso del titolo Telecom finance, che ha una cedola del 7,75% ma un rendimento molto più basso.
Alla luce di quanto finora illustrato, è importante agire con cautela prima di investire in obbligazioni. Non bisogna lasciarsi assuefare dai rendimenti solo potenziali ma è necessario valutare con attenzione i rischi connessi all’operazione (potrebbero esserci perdite anche molto consistenti) e alle proprie esigenze di investimento.