Si valuta l’ipotesi dell’arrivo degli arretrati sulla pensione a novembre: ecco i dettagli e di che si tratta
In tema pensione, c’è l’ipotesi di un assegno per ricco a novembre, con l’arrivo degli arretrati anticipatamente rispetto a gennaio 2024: ecco i dettagli sulla possibilità della perequazione a novembre.
La questione pensione desta sempre attenzione ed elevata è l’attesa a proposito dei conguagli a credito dei pensionati in relazione al tasso d’inflazione 2023, il quale è apparso maggiore rispetto alle previsioni e al tasso impiegato a lo scorso gennaio.
Dunque, c’è stata l’erogazione sulle pensioni di importi minori al confronto di quelli dovuti inerenti l’indicizzazione.
Da utilizzare era l’8.1%, a fronte di quello impiegato del 7.3%, e ciò poiché a gennaio non c’era sicurezza rispetto al tasso effettivo dell’inflazione, così da usare quello previsionale.
Ciò ha portato ad un credito verso i pensionati, che varia a seconda degli importi chiaramente, e che vede un credito percentuale diverso poiché la perequazione si associa a un meccanismo a scaglioni che non permette a tutti la rivalutazione al 100%.
Ora, venendo all’ipotesi, l’Esecutivo potrebbe voler anticipare i crediti da erogare per i pensionati.
La rivalutazione annuale della pensione dev’essere pari al tasso d’inflazione per determinati pensionati, da ridurre percentualmente al salire degli assegni. Ad ora i pensionati sono a credito, verso l’INPS, dello 0.8% di pensione a mese, sino a un certo importo pensionistico.
Assegno pensione e arretrati, l’ipotesi coniugali a novembre
A proposito degli arretrati spettanti a chi percepisce la pensione, bisogna approfondire il meccanismo di funzionamento.
Infatti la rivalutazione al 100% si lega a pensioni sino a 4 volte il trattamento minimo.
Se c’è stata l’applicazione, a gennaio, del 7.3% di rivalutazione rispetto all’8.1%, anche la differenza di 0.8% sarà applicata al 100%, con gli arretrati per ogni mese da gennaio a dicembre dell’anno in corso.
È dell’85% invece la perequazione per quelle sopra le 4 volte e fino a 5 volte il trattamento minimo. Dunque, l’85% dell’8.1%, e quindi pure della differenza (0.8%).
E così via via che cala la percentuale della perequazione applicata; del 53% per pensioni sopra 5 e sino a 6 volte il trattamento minimo, del 47% per quelle sino ad 8 volte, del 37% fino a 10 e 32% per quelle più elevate.
Ad essere attesi dunque, i conguagli a credito con erogazione a gennaio, con i nuovi aumenti legati alla perequazione del 2024, ma la novità legata a quella che, va ribadita, è solo un’ipotesi ad ora, potrebbe portare un cambiamento dello scenario.
L’Esecutivo in fase di valutazione potrebbe anticipare i tempi a partire dalle pensioni di novembre. Non resta che aspettare per scoprire se tale ipotesi sarà confermata o meno.