Rispondiamo ad un quesito che tanti lavoratori si pongono. I contributi figurativi penalizzano l’assegno pensionistico?
I contributi figurativi permettono di accumulare i requisiti per accedere alla pensione di vecchiaia pur non avendo versato effettivamente la contribuzione.
Il lavoratore vede riconosciuti i contributi figurativi in caso di infortunio sul lavoro, malattia, disoccupazione volontaria, maternità, servizio militare, servizio civile e altre situazioni specifiche. L’INPS autorizza i contributi figurativi come se il dipendente li avesse realmente corrisposti. Questi permettono il raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia in modo tale da non dover attendere più tempo prima di lasciare il lavoro.
Tutto questo è stabilito dalla Legge che riconosce i contributi figurativi come un diritto dei lavoratori italiani per evitare che rimanga senza copertura previdenziale. Ma ciò non significa che i contributi figurativi possano essere riconosciuti in modo illimitato. Per la malattia, ad esempio, non si devono superare i 180 giorni nell’arco di un anno solare.
In più, seppure tali contributi servono per il raggiungimento della pensione non vengono conteggiati per il calcolo dell’assegno. Di conseguenza la somma percepita con i contributi figurativi sarà inferiore rispetto a quanto si sarebbe ottenuto se i contributi fossero stati realmente versati per aver lavorato. Per approfondire la tematica suggeriamo di visionare le norme di riferimento ossia il Decreto Legislativo del 30 aprile 1992 numero 285, il DL 15 giugno 2015 numero 81 e il DL 15 giugno 2015 numero 80.