Andare in pensione di vecchiaia sembra che sarà sempre più difficile e anche con un assegno sempre più basso.
L’ultima novità sulle pensioni scaturisce dal Decreto Ministeriale del 18 luglio 2023, che è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale il 17 ottobre. Il Decreto contempla l’età per andare in pensione e soprattutto il calcolo dell’aspettativa di vita, che deriva dai dati ISTAT, che viene aggiornato ogni due anni.
Oggi per andare in pensione occorre aver compiuto 67 anni di età e di aver maturato abbastanza contributi. Il recente Decreto, però, sostanzialmente non apporta variazioni per il biennio 2025-2026.
Cosa dice il Decreto Ministeriale del 18 luglio e quando si potrà andare in pensione di vecchiaia, anche nelle formule anticipate
L’ISTAT, l’Istituto Nazionale di Statistica, ha calcolato che l’aspettativa di vita oggi è diminuita di 1 mese e quindi di fatto per quanto riguarda l’età pensionabile non cambia niente.
I requisiti previsti oggi per andare in pensione sono i medesimi che verranno considerati per il prossimo biennio, ovvero 67 anni di età e 20 di contributi pieni, versati sia col sistema contributivo che con quello misto.
Anche per quanto riguarda la pensione anticipata, di fatto non cambia niente, ovvero 64 anni di età e 20 di contributi se l’assegno risultante non è è inferiore a 2,8 volte l’assegno sociale. Idem per la pensione di vecchiaia contributiva che scatta a 71 anni e almeno 5 di contributi. Anche per chi fa un lavoro usurante e per i lavoratori “precoci” la situazione, per il biennio 2025-2026, rimane la medesima.
La decisione derivante dall’ultimo Decreto, però, è comunque passibile di “aggiustamenti”; ad esempio se in futuro aumenterà la speranza di vita si potrà comunque ricalcolare la data di entrata in pensione di vecchiaia “scalando” il mese in meno considerato per questo biennio e i 3 che erano emersi dalla revisione in seguito alla pandemia da Covid. Sembra che tra l’altro i requisiti potranno rimanere invarianti anche nel 2027.