La Legge di Bilancio ha modificato la normativa delle successioni, introducendo un’importante novità. Di cosa si tratta?
Chi effettua donazioni deve mettere in conto eventuali contestazioni da parte degli eredi legittimari, nell’ipotesi in cui venga lesa la loro quota di legittima.
Essi, infatti, hanno 10 anni di tempo a partire dal decesso per impugnare la donazione che era stata fatta in vita del de cuius e revocarla fino a ripristinare la loro parte di eredità. Tale azione prende il nome di “azione di riduzione per lesione della legittima“.
Ma cosa succede se, nel frattempo, il donatario ha venduto i beni ricevuti in dono dal defunto? La normativa consente di esperire la cd. azione di restituzione, entro 20 anni dalla donazione, per agire nei confronti dell’acquirente e riottenere il bene, eliminando anche eventuali ipoteche sull’immobile.
Tale meccanismo, però, comporta un disincentivo da parte delle banche a concedere mutui per l’acquisto di case provenienti da donazione, a meno che non venga stipulata una polizza assicurativa oppure intervenga la rinuncia all’azione di riduzione da parte degli eredi.
Con la nuova Manovra finanziaria, tuttavia, la situazione potrebbe cambiare perché sono state modificate delle importanti norme in tema di successione e, in particolare, sulla possibilità di avviare la cd. azione di restituzione.
Per il Governo, la normativa limita la circolazione degli immobili e rende difficile la concessione di mutui per acquistare immobili oggetto di donazione.
Ma per quale motivo gli eredi non avranno più la facoltà di contestare le donazioni?
Le donazioni possono essere revocate dagli eredi? Ecco cosa stabilisce la nuova normativa
Dal prossimo 1° gennaio, anche nel caso di donazioni lesive della legittima, gli eredi non avranno più il diritto di esercitare l’azione di restituzione, ma dovranno necessariamente fare affidamento sulla solvibilità del donatario.
Cosa significa? Che se quest’ultimo è insolvente, gli eredi legittimari non potranno rivalersi sugli acquirenti del bene oggetto della donazione lesiva.
In altre parole, è fatta salva l’azione di riduzione, nei confronti del donatario, ma è stata abolita l’azione di restituzione, nei confronti dell’acquirente dell’immobile donato.
Lo scopo della manovra è quello di garantire maggiore libertà alla circolazione dei beni immobiliari e maggiore sicurezza alle garanzie del credito bancario.
La riforma è stata, tuttavia, criticata da coloro che temono che la nuova normativa rechi un danno agli eredi legittimari, che rimarrebbero privi della loro quota di eredità nel caso in cui il donatario venda l’immobile.
Gli eredi, infatti, potrebbero agire solo nei confronti del donatario, chiedendo il controvalore in denaro del bene. Ma se chi ha ricevuto la donazione è nullatenente, le pretese dei creditori rimarrebbero insoddisfatte.
L’intento dell’Esecutivo, tuttavia, al momento, sarebbe quello di assicurare la tutela della circolazione dei beni a scapito della tutela dei legittimari e dei donatari, per rendere l’intero sistema più flessibile.