La Manovra finanziaria ha introdotto una serie di misure anti evasione per scovare eventuali retribuzioni non dichiarate a badanti e colf. Cosa si rischia?
L’Esecutivo ha deciso di predisporre nuovi strumenti per assicurare la regolarità dello svolgimento dei rapporti di lavoro domestico e tutelare i diritti dei dipendenti.
In particolare, si puniranno eventuali stipendi non dichiarati e periodi lavorativi scoperti dalla contribuzione previdenziale.
Vige, infatti, l’obbligo per i lavoratori domestici (inclusi i badanti) di dichiarare tutte le retribuzioni percepite all’Agenzia delle Entrate e di versare regolarmente i contributi all’INPS.
Il punto chiave della riforma è la sinergia tra l’Istituto di Previdenza e l’Agenzia delle Entrate. I due Enti dovranno condividere le informazioni sulle buste paga e i contributi dei lavoratori domestici e verificare che ci sia corrispondenza tra stipendi dichiarati e versamento dei contributi all’INPS. Allo stesso tempo, dovranno individuare eventuali anomalie tra i dati raccolti e invitare l’interessato a regolarizzare la propria situazione.
A tal fine, sarà fondamentale la Dichiarazione precompilata. Il Fisco, infatti, accederà alle informazioni riguardanti i contributi e gli stipendi, contenute negli archivi dell’INPS e dell’Agenzia delle Entrate e le inserirà, in maniera automatica, all’interno della Dichiarazione precompilata del lavoratore.
Nel caso in cui dovesse essere riscontrata un’irregolarità, il lavoratore verrà esortato a provvedere in maniera autonoma, per evitare sanzioni.
Procedure anti evasione: insorgono le Associazioni di categoria
Le innovazioni hanno scatenato aspre proteste da parte delle Associazioni di categoria.
ASSINDATCOLF, l’Associazione dei datori di lavoro domestici, ha evidenziato che è assolutamente irrealistico pensare che si possa arginare il lavoro nero in tale settore soltanto ponendo all’attenzione del Fisco situazioni di evasione che sono già note, da anni, all’INPS.
In tal senso, le nuove misure potrebbe addirittura aggravare e non migliorare la posizione di colf e badanti.
L’Associazione sottolinea che non è possibile riformare il settore senza considerare un aspetto fondamentale, ossia l’elevato tasso di irregolarità. Nel 2020, l’ISTAT lo aveva stimato al 51,7%. In pratica, più della metà dei lavoratori domestici presta servizio senza regolare contratto o con contratti inadeguati.
Il pericolo, ha specificato il Presidente di ASSINDATCOLF, Andrea Zini, è che la manovra possa addirittura far aumentare il sommerso, cioè i lavoratori in nero, che non dichiarano le retribuzioni e non versano contributi né tasse.
Un’altra critica investe le attività di coordinamento tra l’INPS e l’Agenzia delle Entrate. La Legge di Bilancio 2024, infatti, prevede uno scambio di informazioni tra gli Enti.
Se, per un verso, questo meccanismo potrebbe portare dei vantaggi ai fini dell’individuazione degli evasori, dall’altro comporta delle problematiche.
Potrebbe, infatti, innescarsi un pericoloso corto circuito, atto a controllare anche i lavoratori regolari sconosciuti all’Agenzia delle Entrate, che penalizza coloro che agiscono legalmente ma che, per varie ragioni, non sono ancora registrati presso l’Ente.
Alla luce di tali considerazioni, le Associazioni di categoria hanno proposto delle misure alternative. Il Presidente Zini, per esempio, ha consigliato di predisporre degli incentivi per i datori che assumono in maniera regolare e Bonus per coloro che non sono in grado di affrontare i costi per badanti e baby sitter.