Dicembre 1993: l’allora ministero del Tesoro emetteva un titolo di Stato a 30 anni. Arriva il momento di rimborsarlo.
Raramente il ministero dell’Economia e delle Finanze emette titoli di Stato con scadenza trentennale.
Il 22 dicembre 1993 l’allora ministro del Tesoro, Piero Barucci, emise un titolo di 30 anni (ISIN: IT000036672) con una maxi-cedola semestrale dell’8,50%. Attualmente, è il titolo con il più alto tasso di interesse ed è arrivato il momento di chiedere il rimborso.
Titolo di Stato 30 anni: rendimenti altissimi, fortunati gli investitori che lo hanno acquistato
Il 22 dicembre 2023 gli investitori che hanno sottoscritto il titolo di Stato trentennale denominato Btp-22dc23 8,5% possono chiedere il rimborso.
Il suo controvalore complessivo è di oltre 3 miliardi di euro. Cosa significa controvalore? Con questo termine si indica il valore di mercato di un titolo
In pratica, allo Stato il BTP trentennale è costato circa 230 milioni di euro all’anno per 30 anni, ma solo per gli interessi netti. Alla scadenza si registrerà anche una minusvalenza di 232 milioni perché all’epoca il prezzo di emissione era di 92,50 centesimi. Quindi, lo Stato dovrà pagare di più di quello che ottenne trent’anni fa.
In precedenza, abbiamo detto che la cedola è dell’8,50%, ovviamente questa è considerata al lordo, mentre il tasso netto è del 7,44%. Tuttavia, in rapporto al prezzo di emissione diventa dell’8%, poi aggiungendo una plusvalenza alla scadenza il tasso sale nuovamente raggiungendo l’8,30%. Però, il rendimento netto reale della cedola è del 6,10% a causa dell’inflazione che è del 2,14%.
Niente male considerando che il BTP fu emesso in un periodo ancora più critico di questo che stiamo attraversando oggi. Infatti, il 1993 fu caratterizzato non solo da una crisi economica e politica (tutti ricordano la vicenda di Mani pulite) ma anche da: tensioni finanziarie, stragi di mafia, deficit fiscale a doppia cifra, debito pubblico al 120% del PIL e il rischio che l’Italia non sarebbe entrata nella zona euro.
Nonostante tutto, per gli investitori acquistare questo titolo di Stato durante la crisi finanziaria e politica che stava attraversando l’Italia poteva essere un rischio accettabile perché era comunque molto basso. Di contro, i profitti che avrebbe portato alla scadenza erano molto più alti.
A dicembre 2023, quindi, gli investitori che hanno sottoscritto il titolo di Stato con scadenza 22 dicembre 2023 al momento del rimborso potranno gioire per la lunga attesa perché rendimenti così alti oggi sono impossibili.