Alcuni aspetti da conoscere in merito all’accredito della pensione in banca e in posta e quali sono i motivi della scelta
Quando si parla di accredito della pensione e dunque di pensionati, si fa riferimento ad una scelta da parte dei soggetti interessati che può riguardare sia la posta che la banca. Per quanto riguarda la prima opzione, talvolta ciò comporta delle file da dover sostenere e tempi di attesa maggiori per riscuotere. Nel secondo caso, all’accredito della pensione in banca si lega una maggior comodità.
Tuttavia, per alcuni l’opzione accredito pensione in banca viene percepita come un rischio oppure un costo. Per esempio, alcuni di coloro che hanno delle pendenze coi creditori tendono ad evitare che gli assegni transitato sul conto corrente, dal momento che quest’ultimo è tra i primi interessati dal recupero degli importi. In generale, sono tanti i pensionati che ritengono che evitando l’accredito della pensione sul c/c bancario, non si corrano rischi da questo punto di vista.
Si tratta di un punto, spiega Investireoggi.it, vero soltanto in parte. Qualora vi fosse un pignoramento, occorre tener presente che c’è un limite da non poter venir superato per legge, ovvero il doppio dell’importo dell’assegno sociale, ed in ogni caso non minore di mille euro.
Il pignoramento della pensione può avvenire soltanto per un quinto del valore che supera tale tetto, tanto nel caso gli assegni si percepiscano direttamente da INPS quanto nel caso dell’accredito in banca. Per il pignoramento presso terzi occorre sempre il provvedimento del giudice, e tramite tale azione l’istituto bancario è intimato a porre un blocco sugli importi presenti sul c/c del debitore e a trasferirli al creditore.
Accredito pensione in banca e in Posta, una panoramica: perché alcuni preferiscono la seconda opzione
Nella panoramica generale legata all’accredito della pensione in banca o in Posta, cioè tra le motivazioni che spingono alcuni pensionati a compiere la propria scelta, può esservi dunque la propria eventuale situazione ma anche altre ragioni.
A disciplinare il pignoramento del c/c in Italia è il codice di procedura civile. Il tutto inizia con la notifica al debitore riguardo un atto di precetto, con l’invito al pagamento del debito entro dieci giorni, e qualora ciò non avvenga nel termine previsto, il creditore può far richiesta al giudice circa l’emissione del decreto di ingiunzione di pagamento. Quest’ultimo, può venir impugnato dal debitore entro quaranta giorni dalla notifica.
Il pignoramento del c/c è soggetto ad un limite di pignorabilità, e per legge è possibile prelevare soltanto la parte che eccede il tipo dell’assegno sociale. Per l’anno in corso è pari a 1.509.81 euro; al contempo, non possono esser oggetto di pignoramento gli importi necessari al debitore per il soddisfacimento dei bisogni primari. Fra le motivazioni che possono portare alcuni pensionati ad evitare il c/c bancario vi è anche poi la diffidenza.
Una fonte di preoccupazione comune può riguardare ad esempio il rischio fallimento della banca, e a tal riguardo va ricordato che gli importi depositati sul conto sono garantiti sino a centomila euro. Vi è poi la questione costi, tenendo presente che generalmente vanno considerati dei costi di tenuta conto, i quali potrebbero giungere anche sino a duecento euro annui, spiega InvestireOggi.it, per i pensionati che hanno un c/c in banca o in Posta soltanto per l’accredito della pensione. Ecco che, nel caso dei pensionati che hanno un conto corrente soltanto per ricevere la pensione da INPS, sono in tanti a preferire l’assegno in Posta pur dovendo aspettare il giorno prestabilito per il ritiro.