Il Governo vuole evitare che i furbetti approfittino dell’Assegno di Inclusione. L’INPS chiarisce i requisiti di accesso e le condizioni che determinano la perdita del diritto.
Tra i motivi del disprezzo al Reddito di Cittadinanza da parte di tante persone e di Giorgia Meloni c’è stata la scarsa “sicurezza della misura”. Tanti furbetti hanno ottenuto negli anni le erogazioni senza averne diritto. Ora si vuole evitare che l’evento si ripeta.
Dal 1° gennaio 2024 l’Assegno di Inclusione sostituirà il Reddito di Cittadinanza. Una misura considerata inadatta e poco efficace è stata cancellata in favore di un nuovo sussidio economico che si spera porterà risultati tangibili e più auspicabili. Ricordiamo che l’RdC è nato con l’obiettivo di sostenere i cittadini durante la ricerca di un’occupazione. Invece il sussidio è finito con il diventare la paghetta di persone che lavoravano in nero oppure passavano la vita sul divano.
Da qui la decisione di cancellarlo in favore di un’altra misura, l’Assegno di Inclusione, erogata unicamente ad alcuni nuclei familiari. La domanda può già essere inviata tramite il portale dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale ma attenzione alle dichiarazioni. L’ente ha espressamente sottolineato i requisiti di accesso alla prestazione nonché le condizioni che portano subito alla perdita del riconoscimento.
I requisiti per richiedere l’Assegno di Inclusione: quando il diritto si perde
L’AdI è dedicato alle famiglie con minori, over 60, invalidi e in condizioni di svantaggio. Verrà erogato a partire dal 1° gennaio 2024 come integrazione al reddito per i nuclei familiari che rispettano determinate condizioni reddituali, patrimoniali e non solo. Tale misura di sostegno economico e di inclusione sociale e professionale prevede l’adesione ad un percorso personalizzato di attivazione e inclusione sociale e lavorativa.
Con la circolare numero 105 del 16 dicembre 2023 l’INPS aggiunge delle informazioni importanti con riferimento all’Assegno di Inclusione. Nello specifico attua una stretta sui furbetti sottolineando le conseguenze che un atto illecito avrebbe su tutta la famiglia. L’ente ricorda che non ha diritto all’Assegno il nucleo dove c’è un componente disoccupato per dimissioni volontarie. Occorrerà attendere un anno dalle dimissioni per poter richiedere la nuova prestazione.
La stretta riguarda, dunque, coloro che avrebbero pensato di dimettersi per poter approfittare del sostegno economico. In più, l’AdI si perderà immediatamente se non si frequenterà un corso di istruzione per adulti di I livello. E tra le direttive anche la comunicazione entro un mese dell’eventuale variazione del nucleo familiare. Superando tale lasso temporale si perderà il diritto alla misura. Fanno eccezione le nascite e i decessi.