Il sistema sanitario italiano sta affrontando le conseguenze dell’influenza che sta colpendo milioni di persone. È in atto un’epidemia che spaventa.
Il 2023 si è concluso con l’inizio di una epidemia di virus respiratori che sta avendo un forte impatto sulla sanità della nostra penisola. I contagi si susseguono numerosi e molte persone sono preoccupate dai sintomi tanto da riversarsi nei pronto soccorso.
L’influenza è arrivata in anticipo e si sta dimostrando dura da combattere. I sintomi che accusano i pazienti sono molto simili al Covid con febbre, tosse, dolori articolari e muscolari, problemi di respirazione, mal di testa, mal di gola o problemi gastrointestinali. In più c’è una sensazione di affaticamento e stanchezza che perdura anche dopo la fine della manifestazione influenzale così come altri sintomi, la tosse ad esempio.
Si tratta del Long flu, molto simile al Long Covid che debilita l’organismo e non dà il tempo al sistema immunitario di proteggersi prima di un altro attacco. E considerando i numerosi virus in circolazione il rischio di una ricaduta è molto alto. Tutto questo influisce negativamente sul sistema sanitario nazionale.
L’influenza grava sulla sanità territoriale, siamo in emergenza
La situazione descritta da Alessandro Rossi, Presidente della Società Italiana di medicina generale e delle cure primarie, rivela un quadro preoccupante per la sanità del territorio. I medici di famiglia sono contattati quotidianamente da un numero di pazienti molto alto, le richieste di visita sono raddoppiate così come quelle di certificazioni. Inoltre i pronto soccorso sono pieni di persone con sintomi influenzali preoccupanti e stiamo assistendo ad un aumento delle richieste di prestazioni.
L’emergenza sanitaria è più forte quest’anno rispetto al normale. Le necessità dei cittadini sono numerose e per i medici di base è impossibile far fronte a tutte le richieste. Come sottolinea Rossi le chiamate medie ai medici di base sono circa 4 milioni – due milioni in più rispetto al solito – e dato che i dottori sono circa 40 mila a livello nazionale significa rispondere a circa 100 pazienti ogni giorno. Un carico eccessivo da gestire dovendo ascoltare, dare indicazioni, fare certificati. La ricetta dematerializzata introdotta con la pandemia è sicuramente un aiuto importante e permette di alleggerire l’affollamento in studio ma non riducono le chiamate telefoniche né le visite domiciliari.
Basti pensare che quella in corso è l’epidemia influenzale più forte degli ultimi dieci anni con 17,2 casi per mille assistiti. Parliamo di più di un milione di ammalati durante le festività natalizie.