Malattia di Alzheimer, la ricerca consegue un nuovo traguardo con l’ideazione di uno strumento machine learning che può fare la differenza.
Come si può leggere in numerose pubblicazioni scientifiche, il morbo di Alzheimer è una malattia nient’affatto rara nei tempi odierni. Si tratta della forma più diffusa di demenza, vale a dire un disturbo che si collega alla perdita di memoria e di diverse abilità intellettuali: la sua gravità è così marcata che la legge riconosce alle persone malate un’invalidità del 100% – e conseguentemente una pluralità di agevolazioni.
Ebbene, proprio per far fronte ad un problema di salute così frequente nella popolazione anziana, le ricerche scientifiche continuano giorno dopo giorno, al fine di trovare rimedi e cure utili alla forma di demenza. E forse non tutti sanno che un nuovo strumento di cd. machine learning aiuterà a prevedere la progressione della malattia.
Di che si tratta? Vediamo più da vicino.
Alzheimer: il nuovo strumento machine learning può fare la differenza negli studi medici sulla malattia
Un team di ricercatori dell’Università del Texas ha ideato e strutturato una nuova tecnologia – fondata sull’apprendimento automatico (machine learning) – che riesce ad individuare, in un paziente malato di Alzheimer, qual è l’attuale fase della malattia in cui si trova, in modo da prevederne gli sviluppi nel futuro e dunque, orientare al meglio le cure ed i trattamenti.
In particolare, i ricercatori dell’Università del Texas hanno controllato l’efficacia del metodo in oggetto, attraverso i dati provenienti da 266 pazienti compresi nello studio Alzheimer’s Diseases Neuroimaging Initiative.
Grazie a questa invenzione, il medico è oggi in grado di comprendere lo stato dell’evoluzione della malattia di Alzheimer, in quanto il metodo codifica le distinte fasi cliniche della patologia in un iter denominato tecnicamente “disease-embedding tree” o DETree. Proprio questo processo rappresenta con precisione i differenti stadi clinici.
In gergo i ricercatori parlano di “traiettoria ad albero”, ovvero una sorta di schema che riesce a rispecchiare la progressione della malattia di Alzheimer, potendo poi essere sfruttato per valutare la condizione clinica dello specifico malato ed adattare le terapie. In altre parole, la tecnica in oggetto consente ai medici di predire uno dei cinque gruppi clinici dello sviluppo della malattia di Alzheimer e dà informazioni dettagliate sullo stato del problema di salute. Se non è una cura definitiva, questa novità legata al cd. machine learning darà però una grossa mano negli studi sulla malattia.
Ricordiamo infine che la malattia di Alzheimer rappresenta una condizione neurodegenerativa, che peggiora progressivamente e che colpisce il cervello. Essa si presenta con la perdita delle capacità di ragionamento e della memoria. I trattamenti odierni sono soprattutto mirati a gestirne i sintomi e a migliorare la qualità della vita dei malati, ma non possono cambiare il corso della malattia fino a guarirla del tutto. Gli approcci terapeutici prevedono l’uso di farmaci, che possono contribuire a rallentare il progredire dei sintomi in alcuni malati, così come l’assistenza e il supporto forniti da professionisti sanitari, familiari e caregiver possono rivelarsi utili all’evoluzione lenta del grave problema di salute.