Per accedere all’APE Sociale è necessario possedere determinati requisiti reddituali. Cosa succede per chi è già andato in pensione con tale strumento?
La normativa prevede la possibilità, entro determinati limiti, di continuare a lavorare anche dopo aver beneficiato della pensione anticipata.
Per alcuni strumenti, tuttavia, è sancito il divieto di cumulo tra i redditi da lavoro e quelli da pensione. Tra le misure che impongono tale obbligo, dal 2024, c’è anche l’APE Sociale. Cosa rischia chi ha usufruito di tale meccanismo di anticipo pensionistico negli scorsi anni e ha continuato a lavorare? Scopriamolo.
Leggi anche: “Il documento da richiedere per non perdere l’APE Sociale“.
Chi percepisce l’APE Sociale può continuare a lavorare? Le regole per non rinunciare al beneficio
La nuova Legge di Bilancio ha introdotto il divieto di cumulo tra redditi da pensione e redditi da lavoro anche per l’APE Sociale.
L’unica tipologia di attività lavorativa ammessa per non perdere la pensione è il lavoro autonomo a carattere occasionale, con reddito non superiore a 5 mila euro annui.
Questa previsione ha scatenato il panico tra i contribuenti che, negli scorsi anni, hanno usufruito del pensionamento in anticipo grazie all’APE Sociale, ma che hanno continuato a svolgere dei lavoretti. Si chiedono, infatti, se rischiano sanzioni o se dovranno restituire i soldi finora percepiti.
Chiariamo che le nuove regole valgono solo per coloro che andranno in pensione con l’APE Sociale nel corso del 2024. Questi ultimi, dunque, dovranno fare molta attenzione al rispetto dei requisiti imposti dalla Legge di Bilancio, perché altrimenti potrebbero essere costretti a restituire la pensione (compresi i ratei percepiti da gennaio a dicembre dell’anno in cui hanno prestato attività lavorativa).
Leggi anche: “Ape Sociale: attenzione, senza questi contributi accreditati si rischia di perdere la pensione“.
Per coloro che, invece, sono andati in pensione prima del 2024, l’obbligo di cessazione dell’attività lavorativa non sussiste; nel Decreto istitutivo della misura, in realtà, era espressamente prevista la possibilità di cumulo tra reddito da lavoro dipendente o da collaborazioni coordinate e continuative e la pensione con APE Sociale, nel rispetto di un limite annuo di 8 mila euro (o di 4.800 euro in caso di lavoro autonomo).
In conclusione, fino allo scorso anno, i contribuenti che avevano beneficiato dell’APE Sociale potevano svolgere anche delle piccole attività lavorative, per incrementare il proprio reddito. Da quest’anno, invece, possono svolgere solo lavoro autonomo occasionale, dal quale derivi un reddito annuo non superiore a 5 mila euro.
Ovviamente tale limite non vale per sempre, ma solo durante la percezione dell’APE Sociale, ossia fino al raggiungimento dell’età pensionabile (attualmente fissata a 67 anni). Dopo, infatti, la prestazione si trasformerà in pensione di vecchiaia ordinaria.
Chi percepisce il normale assegno pensionistico può lavorare senza vincoli e senza rischiare di dover restituire le somme precedentemente percepite.