Alcune categorie di lavoratori possono non attendere l’età pensionabile e smettere di lavorare in anticipo. Quali sono le opzioni per chi ha 30 anni di contributi?
Per il nostro sistema previdenziale, la pensione di vecchiaia è accessibile con 67 anni di età e 20 di contribuzione.
Per chi ha iniziato a lavorare molto presto e possiede un’anzianità contributiva elevata, tuttavia, sono disponibili diversi strumenti pensionistici, che prescindono dall’età anagrafica. Permettono, infatti, l’uscita anticipata dal mondo del lavoro anche con soli 63 anni. Vediamo, in particolare, una misura che può presentare notevoli vantaggi per i lavoratori che hanno maturato 30 anni di contributi.
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In pensione con 30 anni di contributi e a soli 63 anni di età: chi può beneficiarne?
Uno degli strumenti più utilizzati che consente la pensione con un’età contributiva di 30 anni è l’Ape Sociale, destinato, però, solo a specifiche categorie di contribuenti.
In particolare, è rivolto agli invalidi al 74%, ai caregivers da almeno 6 mesi di un familiare disabile grave, ai disoccupati che hanno esaurito la percezione dell’indennità di accompagnamento e agli addetti alle mansioni gravose (indicate nelle 15 categorie di lavori usuranti dell’art. 2 del Decreto del Ministero del Lavoro del 1999, aggiornato al 2024). È, però, richiesta anche un’età anagrafica di almeno 63 anni e 5 mesi.
Per i disoccupati, i caregivers e gli invalidi almeno al 74% bastano 30 anni di contribuzione, mentre per gli addetti a lavori usuranti sono necessari 36 anni di contributi. L’attività gravosa, inoltre, deve essere svolta da almeno sette anni negli ultimi dieci o da almeno sei anni negli ultimi sette.
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Attenzione, però, perché prima di presentare richiesta per l’Ape Sociale sarebbe opportuno valutare attentamente la propria condizione. È, infatti, vero che la misura potrebbe comportare dei vantaggi per molti lavoratori ma, allo stesso tempo, stabilisce dei limiti all’assegno spettante e prevede dei requisiti più o meno stringenti. I beneficiari, innanzitutto, possono percepire un importo non superiore a 1.500 euro al mese (che non si adegua al tasso di inflazione).
L’Ape Sociale, inoltre, non è reversibile in caso di decesso del titolare e, soprattutto, non può essere erogato dopo il compimento dell’età pensionabile (ossia 67 anni). La misura, infatti, ha lo scopo di garantire un sussidio economico fino al raggiungimento dell’età per la pensione di vecchiaia o la pensione anticipata ordinaria (prevista dalla Legge Fornero). Una volta raggiunti i 67 anni, dunque, il contribuente deve necessariamente presentare domanda all’INPS per la pensione di vecchiaia.
L’Ape Sociale, in definitiva, rappresenta un sostegno solo temporaneo verso la pensione tradizionale più che uno strumento pensionistico vero e proprio.