I familiari del pensionato defunto hanno la possibilità di rinunciare alla reversibilità? Quali sono gli effetti di tale decisione? Il parere dei giudici.
La pensione di reversibilità è la prestazione erogata dall’INPS ai familiari superstiti di un pensionato iscritto a una delle Gestioni previdenziali dell’Istituto di Previdenza.
L’importo della pensione corrisponde a una percentuale dell’assegno pensionistico percepito in vita dall’assicurato e varia a seconda del soggetto che ne ha diritto, in base al grado di parentela con il defunto e alla composizione del nucleo familiare.
Nel dettaglio, hanno diritto alla misura:
- il coniuge o l’unito civilmente del defunto;
- il coniuge separato o divorziato titolare dell’assegno divorzile, a condizione che non abbia contratto un nuovo matrimonio e che la data di inizio del pensionamento del defunto sia precedente alla sentenza di scioglimento o cessazione degli effetti civili dell’unione;
- i figli minorenni, i figli inabili al lavoro e a carico del defunto (a prescindere dall’età) e i figli maggiorenni a carico studenti, iscritti a scuole o corsi di formazione professionale, con massimo 21 anni di età, i figli maggiorenni studenti universitari con non più di 26 anni di età;
- i genitori del defunto over 65, a suo carico e non titolari di pensione diretta o indiretta, se il coniuge o i figli sono assenti;
- i fratelli e le sorelle nubili del defunto, inabili la lavoro, a suo carico e non titolari di pensione diretta o indiretta, in assenza del coniuge, dei figli e dei genitori.
Uno dei dubbi più frequenti tra i percettori della pensione di reversibilità riguarda la possibilità di rinunciare alla prestazione in favore degli altri aventi diritto. Ad esempio, la madre potrebbe rinunciare alla propria quota affinché sia il figlio a riceverla? Vediamo cosa stabilisce la normativa.
Pensione di reversibilità ed eredità: come rinunciarvi?
La pensione di reversibilità, come abbiamo anticipato, viene versata ai familiari superstiti in caso di decesso di un pensionato.
Attenzione, però, perché al riguardo molti confondono tra eredità del defunto e reversibilità, soprattutto nel caso in cui si intenda rinunciare a quest’ultima. È, infatti, possibile che un il coniuge superstite rinunci all’eredità tramite dichiarazione resa a un notaio oppure al cancelliere del Tribunale del luogo in cui il defunto aveva l’ultimo domicilio. Rimarrà, però, pur sempre beneficiario della pensione di reversibilità.
Tale prestazione, infatti, non ha natura successoria ma assistenziale, cioè non fa parte dell’eredità, ma si tratta di un diritto autonomo, non legato allo status di erede. Per questo motivo, la pensione di reversibilità spetta anche nell’ipotesi di rinuncia all’eredità, a prescindere dagli eventi che riguardano l’asse ereditario.
In conclusione, riguardo la possibilità per il coniuge di rinunciare alla propria quota di reversibilità in favore del figlio, richiamiamo l’orientamento espresso dalla Corte di Cassazione con la sentenza n. 4844 del 16 febbraio 2023, per la quale il diritto alla pensione risulta “fondamentale, irrinunciabile, imprescrittibile e non sottoponibile a decadenza“.