Molti beneficiari di permessi 104 sono costretti a programmare in anticipo i giorni di assenza. Ma sono davvero obbligati a farlo?
La Legge 104 del 1992 attribuisce una serie di diritti ai disabili gravi e ai familiari che li assistono, tra cui la possibilità di usufruire dei permessi lavorativi. Si tratta di tre giorni al mese durante i quali è possibile assentarsi dal lavoro, continuando a percepire l’ordinaria retribuzione.
I permessi possono essere frazionati anche in due ore giornaliere. Costituiscono un diritto innegabile per coloro che possiedono i requisiti previsti dalla legge e, dunque, il datore di lavoro non può limitarne la fruizione. Per tale motivo, in molti si chiedono se possa essere pretesa una loro programmazione mensile, in virtù della salvaguardia delle esigenze organizzative aziendali.
Programmazione permessi 104: il datore di lavoro può sempre stabilirla? Ecco la veritÃ
La legge non contiene precise indicazioni sulla necessità che i permessi 104 vadano programmati. È possibile trovare dei riferimenti alla questione in due interpelli del Ministero del Lavoro, il n. 31/2010 e il n.1/2021.
I provvedimento hanno stabilito che il datore di lavoro può chiedere ai dipendenti di segnalare in anticipo la fruizione dei permessi 104, a meno che tale previsione non incida negativamente sull’assistenza del disabile. Dagli interpelli si ricava che si può chiedere al lavoratore di organizzarsi settimanalmente o mensilmente, se è possibile in base alle esigenze del disabile e se vengono seguiti criteri accettati dai dipendenti e dalle loro rappresentanze.
Il tema della programmazione dei permessi 104 è stato affrontato anche da due importanti decisioni giurisdizionali: la sentenza n. 175/2005 della Corte di Cassazione e la sentenza n. 1800/2022 del Tribunale di Milano. Entrambe sono state favorevoli per il datore di lavoro, perché hanno specificato che le esigenze del lavoratore e dell’azienda devono coesistere e non è possibile stabilire quali debbano prevalere.
Di recente, è stato il sindacato UILPA Polizia Penitenziaria a intervenire sulla questione, sottolineando come, negli ultimi anni, ci siano state una serie di modifiche legislative che hanno portato all’abolizione dei presupposti di continuità ed esclusività dell’assistenza al disabile grave.
In conclusione, non si può negare che sia giusto assicurare una migliore organizzazione del lavoro al datore, ma, allo stesso tempo, non può essere giustificato un obbligo per il dipendente di programmazione dell’assistenza e della fruizione dei permessi 104. Sarebbe opportuno che il legislatore intervenisse e mettesse finalmente fine ai dubbi dei lavoratori disabili e caregivers, colmando un’evidente lacuna normativa su tale delicata materia.