Le regole per l’ottenimento dei permessi 104 diventano più rigide per chi svolge determinati lavori. Chi è a rischio?
I lavoratori dipendenti (pubblici e privati) affetti da disabilità grave o che prestano assistenza a un familiare disabile grave hanno diritto a usufruire dei cd. permessi Legge 104. Consistono in tre giorni al mese, frazionabili anche in ore, di assenza retribuita dal lavoro, necessari per espletare tutti i bisogni legati alla patologia riconosciuta.
Per presentare richiesta per tali permessi, tuttavia, è necessario possedere specifici requisiti, indicati dalla Legge n. 104 del 1992, perché si tratta di un vantaggio che non spetta a tutti. Bisogna, infatti, sempre tener conto del contrapposto interesse del datore di lavoro, che potrebbe subire un pregiudizio derivante dall’assenza improvvisa dei propri dipendenti, perché costretto a riorganizzare i turni e le mansioni.
In relazione al contemperamento delle esigenze di lavoratore e datore, sorgono spesso molti dubbi sulle corrette modalità di fruizione dei permessi. Per tale ragione, è fondamentale chiarire un aspetto molto importante, che potrebbe compromettere il diritto alle agevolazioni per una particolare categoria di dipendenti.
Permessi 104: ecco cosa cambia per molti lavoratori
Una delle perplessità più diffuse tra i lavoratori dipendenti che intendono presentare domanda per l’ottenimento dei permessi 104 riguarda la facoltà di usare i giorni o le ore di assenza giustificata dal lavoro anche se svolgono un impiego part-time.
Questa tipologia di attività lavorativa, infatti, è caratterizzata da un orario ridotto, rispetto a quello ordinario. I dipendenti part-time possono beneficiare dei permessi 104? A chiarire questo dubbio è intervenuta la Circolare INPS n.45/2021, che ha specificato se vada riproporzionato il permesso all’effettivo orario di lavoro ridotto.
Il provvedimento ha anche fatto riferimento alla giurisprudenza maggioritaria in materia, espressa dalla Corte di Cassazione, con le sentenze n. 22925 del 2017 e n. 4060 del 2018. Con tali decisioni, i giudici hanno sottolineato che esiste un “diritto non comprimibile” per il lavoratore disabile grave o caregiver, strettamente legato alla natura stessa dei permessi 104. L’agevolazione, infatti, serve a tutelare la salute psico-fisica dei soggetti e, di conseguenza, non può essere negata. Allo stesso tempo, è necessario tenere conto anche delle esigenze organizzative aziendali del datore di lavoro.
In conclusione, la Circolare INPS n. 45/2021 specifica che, nelle ipotesi di lavoro part-time verticale o di tipo misto, i permessi 104 non vanno riproporzionati all’orario lavorativo, se l’attività svolta dal richiedente è superiore al 50% del tempo pieno. Se viene rispettato tale requisito, la durata dei permessi non subirà alcuna modifica.